di Dominique Rocher (Francia, 2018)
Oggi trovare qualcosa di originale in ambito zombie movie è sempre più difficile, considerando che sono state spremute all’inverosimile sia le derive romeriane che quelle più moderne legate ai morti viventi che corrono (noi preferiamo sempre chiamarli infetti). Dominique Rocher si aggancia proprio a quest’ultimo filone, lavorando però per sottrazione nel tentativo di creare un horror più intimo e minimale: sullo sfondo, torna in mente il romanzo di Richard Matheson “Io Sono Leggenda”, oltre a una serie di suggestioni in realtà già sfruttate in passato da alcune pellicole simili. Senza andare troppo indietro nel tempo, possiamo infatti scomodare il tedesco “Rammbock” (2010) di Marvin Kren – interamente ambientato all’interno di un condominio – oppure il movimentato “The Horde” (2009), il quale condivide con l’opera di Dominique Rocher la location parigina (nonostante in entrambi i casi di spazi aperti se ne vedano veramente pochi).
Dopo aver partecipato a una festa privata, il giovane Sam (Anders Danielsen Lie) si risveglia da solo completamente frastornato, rendendosi immediatamente conto che lì attorno sta accadendo qualcosa di strano: ci sono tracce di sangue ovunque e dalla finestra egli osserva alcuni esseri umani che stanno tentando di fuggire da un gruppo di orribili zombi affamati. L’unica soluzione per Sam è quella di barricarsi nella palazzina, cercando di sfruttarne ogni risorsa possibile una volta trovate le chiavi per aprire le porte di ogni appartamento. Per il protagonista i guai però sono appena cominciati.
In “La Notte Ha Divorato Il Mondo” (“La Nuit A Dévoré Le Monde”) l’azione e lo splatter sono sacrificati per far posto a una sorta di delirio introspettivo: non aspettatevi dunque di saltare dalla sedia come era accaduto per il claustrofobico “[Rec]” (2007), il regista francese predilige infatti la calma apparente nella quale si muove in solitaria il nostro Sam. Rocher cerca dunque il percorso d’autore, rinunciando per buona parte del film ai dialoghi e lasciando ogni spiegazione alla nostra immaginazione, per un approccio condivisibile ma non del tutto ispirato.
C’è poca empatia con il personaggio di Sam, così come la sensazione di assedio si rivela tutt’altro che palpabile: il succitato “Rammbock”, pur con un budget esiguo, riusciva a comunicarci orrore e tensione, sensazioni che nella pellicola in esame tendono a disperdersi con il trascorrere dei minuti (assistere a Sam mentre rovista tra mille scatoloni o si sfoga suonando la batteria alla lunga diventa banale). Purtroppo spostare il palcoscenico dalle strade a un luogo chiuso richiede anche uno sforzo maggiore in fatto di sceneggiatura, Dominique Rocher non ha certo peccato di presunzione ma a conti fatti questo suo “La Notte Ha Divorato Il Mondo” si dimostra un horror facilmente dimenticabile.
(Paolo Chemnitz)