The Hunt

the huntdi Craig Zobel (Stati Uniti, 2020)

La tentacolare Blumhouse Productions continua imperterrita a sfornare pellicole destinate a far discutere, associando l’intrattenimento di taglio thriller/horror con acute riflessioni sull’America contemporanea (pensiamo al meritato successo raggiunto con “Get Out”). Questa volta alla regia è stato reclutato il bravo Craig Zobel, da noi già ammirato nel valido “Compliance” (2012) e poi finito a dirigere soprattutto serie televisive (se escludiamo il più recente sci-fi/drama “Z For Zachariah” del 2015). Comunque sia, per adesso “The Hunt” non è stato un film molto fortunato: in America la sua distribuzione è stata posticipata già due volte in seguito a una serie di mass-shootings avvenuti nel paese, mentre la recente uscita nelle sale è stata pregiudicata dall’emergenza legata al Covid-19, con incassi al botteghino al di sotto delle aspettative. Stando a queste premesse, non è possibile ancora stabilire se e quando potremo vedere “The Hunt” nei cinema italiani.
Un gruppo di dodici sconosciuti si risveglia in un bosco all’interno di una famigerata tenuta (The Manor) dove si vocifera che accadano dei fatti spregevoli: in effetti questi malcapitati sono stati scelti come bersaglio mobile da una sorta di élite liberale impegnata in una caccia all’uomo senza esclusione di colpi, nella quale anche le vittime possono difendersi in quanto armate. Il ritmo forsennato dei primi venti-trenta minuti di visione ci travolge, il sangue scorre a fiumi e i morti non si contano. I pochi superstiti si ritrovano infatti dispersi in un luogo a loro sconosciuto e nessuno sembra in grado di poterli aiutare, anche perché ogni estraneo incontrato nei pressi di quel posto nasconde una trappola nuovamente pronta a incastrarli. Crystal (Betty Gilpin), la protagonista del film, riesce invece a condurci fino in fondo, attuando un piano che fin da subito grida vendetta.
Rispetto ad altre pellicole targate Blumhouse, “The Hunt” scivola via mettendo da parte una certa sobrietà per far posto a un umorismo nero al limite della commedia. Persino le tante scene splatter sono attenuate da un’ironia di fondo tutto sommato godibile, una prerogativa che si manifesta anche quando l’opera cambia registro, mostrando con il trascorrere dei minuti i connotati di un vero e proprio action movie. Le influenze sono tante, l’idea dei ricchi annoiati che ammazzano ci riporta dritti a “Hostel” (2005), così come ritorna in mente la sfida per la sopravvivenza già vista in “Surviving The Game” (1994) o in “Battle Royale” (2000). Qui però c’è un ambizioso substrato politico, non a caso il film si sarebbe dovuto intitolare “Red State vs Blue State”, idee e concetti in cui le teorie cospirazioniste si fondono con quel clima di tensione emerso dopo l’elezione di Donald Trump. L’utilizzo smisurato delle armi può solo accompagnare.
Non mancano neppure pretestuose citazioni letterarie, “The Hunt” infatti attinge sia da Richard Connell (il racconto “The Most Dangerous Game”) che da George Orwell (il nome del maialino che appare nel film, ma c’è anche dell’altro). Un soggetto dunque dispersivo e poco originale, riletto e rivisto attraverso uno sguardo contemporaneo sicuramente divertente ma altrettanto superficiale, indicato soprattutto per intrattenere lo spettatore medio in cerca di pura adrenalina. Craig Zobel torna quindi con un minestrone che funziona ma fino a un certo punto, nonostante una prima parte decisamente pimpante e qualche scena da inevitabile guilty pleasure. Forse è proprio il messaggio di fondo a lasciare qualche dubbio, una confusione generale che si amplifica nell’assurdità stessa della pellicola, da vedere se proprio non avete di meglio da fare.

2,5

(Paolo Chemnitz)

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