2022: I Sopravvissuti

soylent gdi Richard Fleischer (Stati Uniti, 1973)

Sai, quando ero piccolo si mangiava roba vera. Poi gli industriali e gli scienziati hanno avvelenato l’acqua, inquinato la terra e sterminato la vita animale e vegetale”. C’è tanta verità in questo importante tassello del cinema distopico degli anni settanta, un film per certi versi profetico che ancora oggi si dimostra più attuale che mai. L’ispirazione arriva dal romanzo di fantascienza “Make Room! Make Room!” di Harry Harrison, un libro pubblicato nel 1966 ma ambientato nel 1999 nel cuore di una calda e asfissiante metropoli (New York) che ormai conta quaranta milioni di abitanti.
Il titolo originale di “2022: I Sopravvissuti” è “Soylent Green”, ovvero il nome di una galletta ricavata dal plancton che rappresenta l’unica fonte di nutrizione per la popolazione meno abbiente. I ricchi infatti possono ancora permettersi qualche lusso (frutta e verdura, la carne è molto rara), oltre a vivere isolati in quartieri benestanti rigidamente controllati.
Thorn (Charlton Heston) è un poliziotto non proprio integerrimo che trascorre molto tempo in compagnia del vecchio Sol Roth (l’attore Edward G. Robinson morirà pochi giorni dopo la conclusione delle riprese), prima di essere chiamato a indagare sull’omicidio di William Simonson, un facoltoso membro del consiglio di amministrazione della Soylent (la multinazionale al centro delle vicende). Presto il protagonista si ritrova catapultato dentro una serie di eventi sempre più torbidi, indizi su indizi che ci conducono fino alla raccapricciante rivelazione finale.
Quella di Richard Fleischer è una pellicola invecchiata un po’ male, oggi forse superata ma un tempo assolutamente all’avanguardia: la nostra valutazione conclusiva tiene conto anche di questo, al di là delle piccole ingenuità (scenografiche e non) disseminate lungo il percorso. Le immagini girate nelle zone povere della città fanno impressione, così come colpisce a fondo tutta la disamina sociale legata alla triste condizione umana del periodo (il suicidio assistito, la repressione per le strade, il clima torrido). “2022: I Sopravvissuti” funziona alla grande soprattutto sotto questo punto di vista, al contrario dell’indagine del cinico Thorn, alla resa dei conti meno accattivante rispetto agli altri contenuti dell’opera (non a caso il personaggio più riuscito del film si rivela quello interpretato da Robinson, una figura malinconica capace di condurci per mano verso il passato più umano della nostra specie).
Le suggestioni sono talmente tante che la pellicola non ha mai smesso di ispirare artisti di vario genere: il recente “Snowpiercer” (2013) cita apertamente lo scioccante epilogo di questo lavoro, mentre se facciamo un passo indietro, troviamo altre menzioni in alcune puntate dei Simpson e non pochi tributi in ambito musicale (il brano “Soylent Green” di :Wumpscut: è uno dei migliori pezzi industrial degli anni novanta).
Il 2022 non è poi così lontano: questo lungometraggio suona anche come un campanello d’allarme per le future generazioni, un worst case scenario che dobbiamo sempre tenere in considerazione. Ecco perché rivedere “Soylent Green” è d’obbligo, soprattutto oggi.

4

(Paolo Chemnitz)

soylent_green

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