Bad Taste

bad tastedi Peter Jackson (Nuova Zelanda, 1987)

Prima o poi dovevamo scrivere qualcosa sulle vecchie pellicole di Peter Jackson: abbiamo perciò deciso di cominciare con il suo esordio assoluto, un film dal titolo inequivocabile (“Bad Taste”) poi malamente mutuato in italiano con un più generico “Fuori Di Testa”. Invece il cattivo gusto è il vero motore di questo b-movie, un fattore fondamentale che attraverso tanta creatività e un livello piuttosto alto di politicamente scorretto sopperisce a un budget per forza di cose limitato. Un artigianato horror libero da vicoli e da compromessi, l’anticamera perfetta per il successivo capolavoro del regista neozelandese, “Braindead” (1992).
Derek (lo stesso Jackson interpreta ben due personaggi), insieme a un gruppo di amici, è chiamato a investigare su alcune misteriose sparizioni in un piccolo villaggio della Nuova Zelanda. La realtà è agghiacciante, perché degli alieni atterrati nei pressi di quel paese stanno utilizzando gli esseri umani come carne da macello per alimentare un fast-food spaziale! Riusciranno i nostri eroi a fermare l’invasione di questi agguerriti antropofagi?
Prendete un manipolo di attori sgangherati, una location sperduta a due passi dal mare e innaffiate il tutto con una serie di trovate divertenti e demenziali, questo è “Bad Taste”, niente di più e niente di meno. Qui però non c’è solo del sangue che scorre a fiumi oppure qualche dialogo con la battuta ad effetto, Peter Jackson ha fantasia da vendere e ci si appassiona più al destino di Derek (che ha dei pezzi di cervello da contenere dopo una brutta ferita alla testa!) che alla storia in sé, di fatto relativamente interessante. Siamo praticamente ai livelli della Troma, complice un umorismo irriverente e certi effetti al limite del trash, incluse quelle maschere aliene ideate proprio per farci sorridere alla loro vista. Tuttavia avvertiamo una follia costante che diventa concretamente un punto di forza, una meravigliosa presa per il culo che tra vomito verde e pecore fatte saltare in aria si traduce in cinema bis di culto, pur restando due spanne sotto alle vette toccate dal lungometraggio successivo.
Un po’ come i lontani esordi di Sam Raimi, questo “Bad Taste” rappresenta in sostanza una riunione tra vecchi amici che finisce nel casino più totale: dopotutto Peter Jackson, come molti altri suoi colleghi, ha iniziato per gioco (la pellicola nasce come un corto) per poi essere supportato dalla New Zealand Film Commission, ovvero soldini messi sul piatto dal governo locale. Una volta poi raccolta la meritata notorietà negli ambienti underground, la fama di questo lavoro è cresciuta a dismisura, toccando persino la gloriosa sponda romana del Fantafestival nel 1989. Il cazzeggio come piace a noi.

3,5

(Paolo Chemnitz)

badtaste

 

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