di Aleksej Balabanov (Russia, 1998)
Aleksey Oktjabrinovič Balabanov poteva contare sul talento e sulla versatilità, prerogative che oggi ce lo fanno rimpiangere ancora di più rispetto al passato. Il regista di Ekaterinburg, scomparso prematuramente all’età di cinquantaquattro anni, lo abbiamo apprezzato soprattutto per “Brother” (1997) e per “Cargo 200” (2007), ma non possiamo assolutamente trascurare questo controverso “Of Freaks And Men” del 1998, una pellicola che torna indietro nel tempo mettendo a nudo le perversioni e le ossessioni di una borghesia già sull’orlo del baratro durante i primi anni del novecento.
Il viraggio seppia della fotografia in bianco e nero è un primo approccio di taglio vintage che contraddistingue l’opera, la quale omaggia con alcune didascalie il cinema muto, pur mantenendo sempre vivi i dialoghi: non a caso ci troviamo a Petrograd (quella che oggi è San Pietroburgo) durante il 1917, quando iniziano a circolare i primi cinematografi o certe foto un po’ audaci per l’epoca. Qui ci imbattiamo in due famiglie distinte, da una parte quella del vecchio ingegner Radlov (che ha un rapporto ambiguo con la domestica) e dall’altra quella del dottor Stasov, un medico (padre adottivo di due gemelli siamesi) con una moglie completamente disinteressata a lui. Oltre a loro, conosciamo Victor e le sue fotografie molto spinte e poi ancora Yohan, un sadico individuo capace di far sprofondare questi uomini nella sua infima spirale di depravazione.
Questa volta Balabanov flirta col grottesco, presentandoci una carrellata di personaggi sopra le righe tutti decisamente sgradevoli, una sensazione che cammina di pari passo con l’amarezza poco consolatoria che pervade i fotogrammi del film. Un’opera che ruota attorno agli inganni, ai segreti, alle frustrazioni e a un (sado)masochismo tutt’altro che gratuito e fuori posto. Non poteva dunque esserci titolo più azzeccato (che riecheggia quello del colosso “Of Mice And Men”) per questo lungometraggio decisamente sui generis, parente stretto di quel “Freaks” (1932) in cui però i mostri erano in grado di prendersi la giusta rivincita. Nel caso in esame invece, le vicende scivolano via nel baratro, smascherando la pochezza umana di una borghesia falsa e ipocrita al di là del periodo storico di riferimento.
Non è certo questo il prodotto più immediato per conoscere l’intrigante filmografia di Aleksey Balabanov, anche perché dietro questo erotismo da baraccone (proprio così) si nasconde un lavoro stratificato e complesso, ammantato persino da una pungente quanto necessaria ironia. Tuttavia “Of Freaks And Men” offre allo spettatore curioso e preparato un campionario di stravaganti vicende messe a fuoco con grande oculatezza, merce rara in un certo tipo di cinema estremo.
(Paolo Chemnitz)