di Wes Craven (Stati Uniti, 1984)
“Nightmare – Dal Profondo Della Notte” (“A Nightmare On Elm Street”) è stato un horror capace di sconvolgere un’intera generazione di appassionati durante gli anni ottanta, essenzialmente per due motivi: il primo ovviamente si ricollega all’iconografia di Freddy Krueger, un villain entrato nella storia dalla porta principale alla stregua dei vari Leatherface, Michael Myers e Jason Voorhees. In secondo luogo, c’è il tema della vulnerabilità dell’essere umano nel sonno che è molto più intrigante di quello che si possa credere. Cercare in tutti i modi di non dormire per sopravvivere oppure chiudere gli occhi rischiando la propria vita? Attraverso questo paradosso Wes Craven trova la chiave giusta per colpire la sensibilità dello spettatore, macinando una palpabile tensione minuto dopo minuto.
L’incipit è uno spettacolo non da poco, perché l’incubo si è già materializzato tra le fiamme di una caldaia: la giovane Tina Gray (Amanda Wyss) viene inseguita da una misteriosa figura con la pelle bruciata che prova ad attaccarla con il suo guanto artigliato. Dietro quella maschera mostruosa c’è Robert Englund, un altro attore la cui carriera è stata completamente fatta aderire a una sua specifica interpretazione (la stessa sorte toccata per esempio a Bruce Campbell con il suo Ash). Quando Tina si risveglia tra le urla, la sua camicia da notte ha degli squarci che ricordano proprio quell’esperienza appena vissuta. Il giorno seguente, con la madre in partenza per Las Vegas, la ragazza invita a casa i suoi migliori amici, Nancy (reduce da un sogno simile a quello di Tina), Rod e Glenn, nel cui ruolo troviamo un esordiente Johnny Depp. Ha così inizio qualcosa di terrificante, Freddy Krueger è lì in agguato per vendicarsi di un fatto avvenuto in passato e Tina è la prima a rimetterci la pelle, in una delle scene più crude e scioccanti viste in quel periodo.
Anche se c’è un notevole gap temporale tra i primi celebri lavori di Craven e questo “Nightmare”, il regista ripercorre sotto nuove prospettive alcune delle prerogative fondamentali del suo cinema: c’è il tema della vendetta privata (la rivelazione sulla morte terrena di Krueger), ma nell’opera emerge anche la connotazione negativa della famiglia borghese, capace di essere molto più spietata di quelle considerate anormali o deviate. Non a caso il padre di Nancy, un poliziotto, è tra i personaggi più ottusi del film, ma anche gli altri genitori non brillano certo per lucidità e consapevolezza.
Freddy Krueger incute davvero timore perché si muove sia sul piano del reale che su quello del sovrannaturale, una simmetria che libera come mai era avvenuto in precedenza la forza visionaria di Wes Craven. Questo dualismo lo notiamo anche nella fotografia (ora accesa nei colori ora cupa e opprimente), un motore sempre a pieno regime che non cessa mai di comunicarci qualche brutto presagio. “Nightmare” è infatti un horror molto evocativo, un prodotto in cui la figura dell’uomo nero prende i connotati più spaventosi e credibili, portandoli all’esasperazione (“one, two, Freddy’s coming for you. Three, four, better lock your door. Five, six, grab your crucifix. Seven, eight, gonna stay up late. Nine, ten, never sleep again”).
Inutile rimarcare quanto sia indispensabile questo primo capitolo della saga, al contrario del lento declino a cui abbiamo assistito successivamente con i vari sequel. Quello che in apparenza può sembrare un innocuo teen movie, in verità è un piccolo grande capolavoro degli anni ottanta. Merito di Wes Craven, un regista che ancora oggi avrebbe moltissime cose da dire.
(Paolo Chemnitz)
Qui si parla della storia dell’orrore e del cinema. Un film che, nonostante i pochi mezzi, è pieno di inventiva, cattivo, ben diretto e ben recitato e che in certi punti riesce ancora a far paura. Una vera e propria perla!
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Ti piace scream? Per me è un capolavoro degno di nightmare. Ottima recensione.
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Scream oggettivamente è un film fondamentale.
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