di Antonio Margheriti (Italia/Spagna, 1980)
Per il cinema bis italiano il 1980 è l’anno dei grandi minestroni. Lo abbiamo visto con lo sgangherato ma divertente “Zombi Holocaust” (quando i morti viventi incontrano le atmosfere da cannibal movie) e lo ribadiamo con questo “Apocalypse Domani”, un b-movie prontamente ribattezzato in America “Cannibal Apocalypse”. Il titolo sfrutta quindi la scia del capolavoro sul Vietnam di Francis Ford Coppola, ampliandone allo stesso tempo i contenuti con una deriva zombesco/cannibalica pronta a saccheggiare un po’ ovunque. Con risultati a nostro avviso poco soddisfacenti.
Le prime immagini ci portano sul campo di battaglia, un plotone di marines ha infatti liberato due uomini tenuti prigionieri dai vietcong: si tratta dei soldati Tom Thompson e Charlie Bukowski (quest’ultimo interpretato da un meravigliosamente folle Giovanni Lombardo Radice), entrambi praticamente ritrovati in condizioni disumane, non a caso il primo – una volta messo in salvo dal capitano Norman Hopper – si avventa sul braccio del militare, mordendolo. Quando anni dopo ci trasferiamo negli States (ad Atlanta per l’esattezza), rivediamo Bukowski appena dimesso dall’ospedale psichiatrico dove era in cura, solo che nel soldato è presente un virus che lo rende altamente pericoloso per gli altri. La propagazione di questa infezione scatena il panico in città, non resta quindi che affidarsi alla polizia per stanare il gruppo di contagiati nel frattempo rifugiatosi nelle fogne.
Di sicuro non è questo il cinema più confacente all’indole di Antonio Margheriti (che qui, come in molti altri suoi lavori, si firma Anthony M. Dawson), nonostante la rivalutazione postuma di Quentin Tarantino: “Apocalypse Domani” soffre infatti di una continua rimescolanza di situazioni al limite dell’exploitation che cozzano non poco con la sobrietà a cui ci aveva abituati il regista, un’eleganza formale che tra questi fotogrammi tende a sprofondare per via di un copia e incolla tutt’altro che efficace. La pellicola inoltre latita nel ritmo, al di là del discreto incipit vietnamita e di una seconda parte molto più movimentata, ecco perché a un certo punto diventa quasi logico invocare Umberto Lenzi e il suo contemporaneo “Incubo Sulla Città Contaminata” per ritrovare quella verve tipica del cinema bis italiano.
Inserito tra i famigerati video nasty durante la celebre campagna censoria britannica dei primi anni ottanta, questo prodotto in realtà offre un campionario splatter meno esagerato del previsto, anche se Margheriti nella scena cult dello stomaco perforato strappa più di un applauso (gli effetti sono curati da Giannetto De Rossi). Il resto è puro contorno, inclusa una mediocre colonna sonora e un messaggio sociale sulle conseguenze della guerra qui meno potente rispetto a quanto visto in altri film. Non è la prima volta che “Apocalypse Domani” passa sui nostri schermi, volevamo dargli una seconda possibilità: quando però le buone intenzioni di un bravo regista si scontrano con una scrittura completamente fuorviante e dispersiva, il risultato non può che essere negativo.
(Paolo Chemnitz)
Le buone intenzioni c’erano tutti, peccato per il risultato finale. Ci hanno provato allora.
"Mi piace""Mi piace"