di Sion Sono (Giappone, 2015)
Durante il 2015 Sion Sono di film ne ha girati parecchi, ma fino a quel momento non aveva realizzato nessuna pellicola anche minimamente simile a questo “The Whispering Star” (“Hiso Hiso Boshi”), un tributo molto personale a quella fantascienza filosofica spesso di complessa assimilazione. Per il genere trattato, un lavoro relativamente breve (neppure cento minuti) e narrativamente esile, quasi un’installazione audiovisiva in cui le immagini e il sonoro rappresentano l’ossatura principale di tutta l’opera.
Yoko Suzuki (Megumi Kagurazaka) è una donna androide che vaga nello spazio con la sua astronave: il suo compito è quello di consegnare dei pacchi agli ultimi esseri umani superstiti dispersi nella galassia. I primi trenta minuti del film si svolgono interamente all’interno di questa navicella, un posto in cui i giorni si avvicendano di continuo mostrandoci la protagonista impegnata nelle solite azioni quotidiane di pulizia. Come una casalinga spaziale, Yoko è una presenza molto più umana di quanto si possa credere, anche perché – una volta arrivata a destinazione – la sua mansione riesce a scaldare il cuore di quegli uomini che aspettano qualcosa da tantissimi anni. “The Whispering Star” (il titolo si riferisce a quel luogo nel quale bisogna sussurrare le parole per evitare che ogni rumore possa uccidere gli abitanti) è quindi un film che dilata le emozioni, lo spazio e il tempo, lasciando che un piccolo e in apparenza insignificante oggetto possa riaccendere l’animo degli individui destinati ormai all’eterna solitudine.
Sion Sono firma la sua regia più autoriale e accattivante grazie a un sontuoso bianco e nero che sfrutta alla perfezione il panorama post-apocalittico di Fukushima, una landa abbandonata al suo destino che già aveva attirato l’attenzione del regista per i precedenti “Himizu” (2011) e “The Land Of Hope” (2012). “The Whispering Star” è comunque un lavoro indipendente dai suddetti titoli, considerando che Sion Sono aveva in testa da tantissimi anni questo progetto.
Il merito del regista giapponese è quello di essere stato in grado di trasformare ogni frame in poesia, perché “The Whispering Star” è un’opera che trasuda un’intensa fragilità pur nella sua imperterrita ridondanza narrativa, un messaggio potente, doloroso ma soprattutto vivo come un fuoco che brucia nell’attesa di qualcosa di importante. C’è davvero tanta umanità tra queste immagini distopiche di totale desolazione. Cinema contemplativo dunque, riletto attraverso un originale quanto inedito sguardo orientale che ne avvalora ancora di più i contenuti: armatevi della giusta pazienza (non troppa comunque, le immagini ipnotiche ci incollano allo schermo e i minuti scivolano via velocemente) e immergetevi all’interno di una delle esperienze più suggestive viste negli ultimi anni, un viaggio esistenziale che si conclude con un epilogo di assoluta bellezza estetica. Indispensabile.
(Paolo Chemnitz)