I Ragazzi Del Massacro

i ragazzi dmdi Fernando Di Leo (Italia, 1969)

Comincia con “I Ragazzi Del Massacro” il sodalizio tra Fernando Di Leo (qui al suo primo noir) e lo scrittore di origini ucraine Giorgio Scerbanenco (risale al 1968 la pubblicazione del suo libro omonimo), due personaggi accomunati da un elemento molto importante: voler raccontare il lato oscuro e nascosto del nostro paese, a cominciare da quelle contraddizioni sociali figlie di un boom economico che aveva anche un amaro rovescio della medaglia. Nonostante ciò, il regista pugliese prende ispirazione da Scerbanenco senza mai rinunciare a una forte impronta personale, assolutamente cruda per quegli anni (lo stesso Di Leo in un’intervista dirà che nel film c’è solo il 10% di Scerbanenco, perché il restante 90% è giustamente farina del suo sacco).
La partenza è fulminante, proprio durante i titoli di testa si consuma infatti la scena più dura della pellicola, nella quale attraverso un montaggio frenetico il regista ci mostra (senza scendere troppo nei particolari) lo stupro e la successiva uccisione di un’insegnante dentro un’aula scolastica. Chi sono i colpevoli? Materialmente vediamo agire un gruppo di ragazzini disagiati, piccoli criminali di strada in quel momento alterati persino dal consumo di un liquore fortissimo, l’anice lattescente. Ma il commissario Duca Lamberti (convincente e volutamente sopra le righe l’interpretazione di Pier Paolo Capponi) vuole vederci chiaro, così dopo una lunga serie di interrogatori, emerge una verità inquietante alle spalle di quei giovanotti.
Tutte le controversie sociali uscite a galla nel corso degli anni settanta passano indubbiamente da qui, da chi ha avuto il coraggio di sbattercele in faccia senza pensarci un attimo: quasi come dei ragazzi di borgata pasoliniani, Di Leo porta sullo schermo alcuni sbandati raccolti nella problematica periferia milanese, volti segnati da una quotidianità che non era uguale a quella di molti altri coetanei più fortunati di loro. Ne deriva un film autentico, sincero ed essenziale, non esente da qualche caduta di tono (la parte finale non convince) ma comunque diretto con stile e personalità da un regista ormai in rampa di lancio.
“I Ragazzi Del Massacro” è il preludio non solo di una grande stagione cinematografica per il cinema bis italiano, perché tra questi fotogrammi scorrono inesorabili quegli argomenti scomodi ancora taciuti dai media. L’opera di Fernando Di Leo diventa così – insieme ai romanzi di Scerbanenco – anche l’anticamera di un inferno pronto a manifestarsi da lì a poco nelle grandi città nostrane (i vari poliziotteschi e non solo). Un prodotto dunque audace e anticipatore (l’opera tratta persino il tema dell’omosessualità): solo per questo “I Ragazzi Del Massacro” merita da parte nostra ogni rivalutazione possibile, al di là del suo discreto valore effettivo sul piano squisitamente narrativo. Una testimonianza importante.

4

(Paolo Chemnitz)

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