Dopo la sporca dozzina del 2018, anche quest’anno non poteva mancare il nostro resoconto sui titoli più interessanti usciti nel corso dei mesi passati, sia in sala che in edizione home video (o direttamente in streaming). Per approfondire ulteriormente le varie pellicole, cliccate sul titolo e sarete rimandati alla recensione completa. Buona lettura!
01) “Parasite” di Bong Joon-Ho
Quando il parassita si intrufola nel cuore dell’alta borghesia coreana, ne scaturisce una subdola conquista territoriale che degenera inevitabilmente nella tragedia. Un dramma ad alta tensione capace di trasformarsi in un thriller sorprendente, soprattutto quando tutti i nodi vengono al pettine. Bong Joon-Ho ad altissimi livelli.
02) “The House That Jack Built” di Lars Von Trier
Lo scorso marzo ci siamo letteralmente catapultati in sala per gustarci la versione uncut di questa meravigliosa gemma targata Lars Von Trier. Dove Matt Dillon è Jack, un serial killer 2.0 dotato di grande intelligenza che uccide prima di tutto per rigenerare la sua mente illuminata. Un cinema diabolico e politicamente scorretto.
03) “Joker” di Todd Phillips
Uno sguardo inedito sul celebre personaggio dei fumetti, perché “Joker” è soprattutto un dramma sull’emarginazione, un cupo affresco metropolitano ispirato da un debordante Joaquin Phoenix. Phillips omaggia Scorsese (“Taxi Driver” e “Re Per Una Notte”), facendo collimare il degrado di Gotham City con quello di New York nel 1981.
04) “Utøya 22. Juli” di Erik Poppe
Un infinito piano sequenza di novanta minuti per raccontarci il più grande incubo accaduto in tempi recenti nella tranquilla Norvegia, quello legato alla strage di Utøya (69 morti in tutto). Attraverso gli occhi di una ragazza in fuga, viviamo un vero e proprio survival movie di quelli che incollano allo schermo. Favoloso.
05) “Burning” di Lee Chang-Dong
Un eccellente ritorno questo per Lee Chang-Dong, stavolta alle prese con un triangolo mortale lui-lei-lui. Il primo è un giovanotto innamorato, la seconda è una tipetta svampita e opportunista, il terzo è un riccone che nasconde un segreto inquietante. Un fragile equilibrio destinato a sprofondare nelle tenebre.
06) “Midsommar” di Ari Aster
Ari Aster passa dal buio di “Hereditary” alla candida luce estiva della Svezia rurale. Non aspettatevi però un folk-horror troppo devoto al paganesimo e alle sue arcaiche radici, perché “Midsommar” prima di tutto si sviluppa attorno al conflitto tra una giovane coppia (la ragazza è reduce da un trauma familiare). Con esiti devastanti.
07) “Climax” di Gaspar Noé
Un lisergico passaggio di consegne in una Francia contemporanea ormai in preda al caos. Bianchi, neri, meticci, una grande famiglia che si sballa con la musica elettronica e con una sangria modificata per l’occasione. Quando le allucinazioni diventano protagoniste, la danza macabra comincia a mietere le sue vittime.
08) “Sauvage” di Camille Vidal-Naquet
Ancora Francia con un titolo tra i più intriganti in ambito filmografia LGBT. Una storia di strada che si consuma tra prostituzione, soldi facili e inganni, un panorama sgradevole e perverso che dilania l’anima e il corpo del protagonista. Una possente esperienza esistenzialista capace di scatenare profonde riflessioni.
09) “Border” di Ali Abbasi
Una pellicola sulla bellezza della diversità, raccontata con piglio originale e in perfetto equilibrio tra realtà e fantasia. Due personaggi sui generis, uniti dallo stesso destino e alla ricerca della propria identità. Ne scaturisce un confronto puro e selvaggio, da ricordare anche per la scena dell’amplesso ultraweird.
10) “Il Mostro Di St. Pauli” di Fatih Akin
Amburgo, primi anni settanta: le grottesche e deprimenti disavventure del serial killer Fritz Honka, a dir poco ubriacanti. Un film non sempre fluido nella narrazione che però abbiamo voluto inserire nella lista per la sua originalità e per la cura maniacale con la quale sono state realizzate le scenografie e le ricostruzioni d’epoca.
In appendice, segnaliamo qualche altro titolo certamente meritevole, come ad esempio il controverso “The Nightingale” (una pellicola che ha scandalizzato buona parte del pubblico benpensante), l’alienante film shock giapponese “Brutal”, il trip mentale di “Tiere”, il valido ritorno di Peter Strickland con “In Fabric” e poi ancora “Bomb City”, “Never Grow Old”, “Zombi Child”, “Morto Não Fala” e “Tesnota” (arrivato in Italia con colpevole ritardo).
Off-Topic: “Green Book” di Peter Farrelly, è stato amore fin dalla prima visione. Anche per questo 2019 è tutto, ci rileggiamo nel 2020!
Articolo a cura di Paolo Chemnitz