Three On A Meathook

three on a meathookdi William Girdler (Stati Uniti, 1972)

Tra i vari horror liberamente ispirati al famigerato serial killer americano Ed Gein, c’è da ricordare anche questo misconosciuto “Three On A Meathook”, un film dal budget microscopico che in realtà a livello storico ha la sua piccola importanza. L’artigiano William Girdler ruba qualche idea da “Psycho” (1960) ma soprattutto anticipa le lerce atmosfere di provincia che rivedremo da lì a poco inThe Texas Chainsaw Massacre” (1974). La fotografia granulosa, i personaggi inquietanti e una location sperduta nel nulla rappresentano quindi gli ingredienti principali di un prodotto exploitation tipicamente 70s, povero di contenuti ma ricco di fascino.
Durante gli anni settanta il cinema horror non doveva inventarsi mille cazzate per fare in modo che i malcapitati di turno restassero senza telefoni cellulari: qui infatti è tutto molto semplice, in quanto un gruppetto composto da quattro ragazze rimane senza benzina in una strada isolata nel cuore degli States (il film è stato girato in Kentucky) e l’unico modo per rimettersi in marcia è potersi fidare della prima persona che accorre in aiuto. Ovviamente il generoso giovanotto (tale Billy) che soccorre le donne è solo una pedina di uno scacchiere molto più grande, dove chi comanda (suo padre Frank) ha qualcosa di raccapricciante da nascondere.
Se questo film fosse durato come un cortometraggio di venticinque minuti, avremmo sicuramente urlato al miracolo: purtroppo William Girdler spara subito le cartucce migliori, pochi giri di lancetta e già ci troviamo nella casa del mostro (per giunta cannibale!), mentre si avvicendano con rapidità una serie di omicidi piuttosto ferali per l’epoca (nonostante gli effetti molto caserecci). Immediatamente dopo, la narrazione di “Three On A Meathook” si siede rallentando il suo sadico impeto, tra momenti vagamente psichedelici (la colonna sonora non è affatto malvagia) e qualche affondo psicologico che invita allo sbadiglio più che all’introspezione.
Con un titolo di culto che ci lascia immaginare gente appesa sui ganci utilizzati in macelleria (tutto ciò si materializza nella scena più famosa del film), “Three On A Meathook” è un b-movie decisamente scarno che bisogna però relativizzare con le pellicole che uscivano durante quegli anni: ecco che allora qualcosa da salvare c’è, al di là di una parte centrale quasi totalmente inutile e a tratti persino irritante. Mezza stella in più alla luce di quanto detto, ne sanno qualcosa i brutalissimi Mortician che proprio a questa lurida pellicola hanno dedicato un brano dal titolo omonimo.

2,5

(Paolo Chemnitz)

three on a

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