di Sami Kettunen (Finlandia, 2011)
Non è la prima volta che ci occupiamo di film o di documentari dedicati al black metal, un po’ per la passione musicale del sottoscritto ma soprattutto perché spesso al centro delle vicende finiscono personaggi alquanto controversi. Lo abbiamo visto nel seminale “Until The Light Takes Us” (2008), un doc incentrato sulla famigerata scena norvegese, ma possiamo consigliarvi pure il recente “Bleu Blanc Satan” del 2017 (dedicato alla nascita di tali sonorità nella Francia degli anni novanta) oppure il suo contemporaneo “Blackhearts”, un curioso diversivo uscito persino in Italia in allegato al quasi omonimo libro “Dawn Of The Blackhearts”.
Con “Loputon Gehennan Liekki” (ovvero “Eternal Flame Of Gehenna”) l’azione si sposta in Finlandia, una terra molto diversa sia linguisticamente che culturalmente dal resto d’Europa (se escludiamo i cugini ungheresi), uno stato sconfinato abitato da un popolo dotato di una vera e propria autonomia e indipendenza, anche dal punto di vista musicale. Il marchio di fabbrica del black metal finlandese lo possiamo riscontrare nell’approccio diretto e maligno (un puro e blasfemo olocausto sonoro), come se le più malsane scorie del punk avessero figliato con Satana: pensiamo agli Impaled Nazarene, il nome più conosciuto tra i tanti usciti fuori da questa prolifica realtà. Senza addentrarci in un discorso prettamente musicale (anche in Finlandia gli orizzonti black si sono evoluti e contaminati in maniera sorprendente), parliamo invece di questi cinquanta minuti girati da Sami Kettunen, praticamente un’ora scarsa di interviste più o meno interessanti rivolte ad alcuni protagonisti della scena.
“I want destruction, death, pain and darkness for everyone”, ad asserirlo è il buffo ma sincero Lord Satanachia degli Azazel, un veterano che sembra ancora incazzato col mondo intero. Insieme a lui, sono in tanti ad alternarsi: il folle Marko Laiho dei (grandi) Beherit, Ville degli Horna, Mikko Aspa dei controversi Clandestine Blaze e poi ancora Jaakko dei Goatmoon (un tipo decisamente sopra le righe) e Lauri dei Satanic Warmaster, senza dimenticare Janne dei Barathrum e l’imponente Molestor Kadotus degli Anal Blasphemy (la lista comunque non finisce qui). Ciò che accomuna tutti questi personaggi è un certo orgoglio di appartenenza a un panorama estremo a suo modo unico, un nero universo illuminato da tante insane scintille concettuali e artistiche che rasentano spesso la provocazione. Oltre a loro, il doc interpella anche un giornalista di una testata specializzata nazionale e uno scrittore e filosofo satanista, tale Johannes Nefastos.
La musica è presente a piccole dosi e intervalla i vari argomenti trattati dall’opera: peccato che non sia molto approfondito quello più delicato in assoluto, ovvero tutte le vicende legate al Carelian Pagan Madness di Tampere, un festival che nel 2008 fece scandalo per via della partecipazione di alcune band straniere filonaziste (i tedeschi Absurd e i greci Der Stürmer), accompagnate per l’occasione da Goatmoon e Satanic Warmaster (altri due progetti che non hanno mai nascosto le loro tendenze destrorse). Le repliche dei diretti interpellati sono quelle che sono, così come quando si parla di satanismo o di altre tematiche scomode e impertinenti che solo in poche circostanze trovano una risposta adeguata. Ciliegina sulla torta, Mikko Aspa dei Clandestine Blaze che senza peli sulla lingua dice che il black metal è musica per uomini, non per donne.
“Loputon Gehennan Liekki” lo trovate su YouTube con i sottotitoli in inglese, una visione destinata soltanto agli appassionati del genere e a chiunque voglia accostarsi a questa scena decisamente sui generis, anche per via dei suoi strambi e bizzarri protagonisti. Un documentario abbastanza superficiale nei contenuti ma tutto sommato degno di interesse.
(Paolo Chemnitz)