di Jesús Franco (Germania Ovest/Spagna, 1981)
Tra i circa centosettanta film girati in carriera da Jess Franco, poteva non esserci uno slasher movie? Un genere che sicuramente non era nelle corde del duttile regista madrileno, ma che non si poteva per nulla trascurare in quanto era diventato un trend troppo importante durante i primi anni ottanta. Poche idee, un budget irrisorio ed ecco qui “Profonde Tenebre”, un titolo che nell’edizione italiana fa il verso al cinema di Dario Argento, nonostante l’opera sia conosciuta soprattutto con la sua denominazione originaria (“Die Säge Des Todes”) o con quella internazionale (“Bloody Moon”).
La partenza non è affatto malvagia: nel corso di una festa, un uomo dal volto sfigurato (Miguel) stupra e uccide una donna, finendo poi rinchiuso per alcuni anni in un manicomio criminale. Una volta fuori, il protagonista viene preso in cura dalla sorellastra Manuela, la quale lavora in un istituto linguistico frequentato da giovani e avvenenti biondine. Improvvisamente una serie di brutali omicidi sconvolgono la tranquillità di quel luogo, mentre l’ossessione incestuosa di Miguel nei confronti di Manuela diventa sempre più pericolosa e asfissiante (“no, Miguel. I’m your sister. We shouldn’t start again. Don’t you see that people wouldn’t let us love each other?”).
Jess Franco riprende per filo e per segno il linguaggio estetico del cinema slasher (a cui dobbiamo aggiungere una spruzzata di italian giallo), puntando quasi tutto sulle inquadrature (interessante l’uso della soggettiva) e sulle ferali incursioni nello splatter, gli unici punti a favore di un lavoro altrimenti monotono e privo del giusto ritmo narrativo. Tutta questa abbondanza di sangue ha assolutamente il suo perché, non a caso “Profonde Tenebre” fu bannato in Gran Bretagna e poi distribuito senza tagli soltanto nel 2008, un classico video nasty che avrebbe potuto regalarci maggiori soddisfazioni se solo fosse stato supportato da qualche attore meno sprovveduto e da una produzione meno cialtrona (addirittura si vociferava che i Pink Floyd fossero coinvolti nella colonna sonora!).
Pur di non perdere la retta via, Jess Franco non affonda più di tanto negli aspetti morbosi delle vicende, un peccato considerando che la cupa residenza dove vivono Miguel e Manuela ci riporta in mente le vecchie incursioni gotiche del regista (avvalorate da un paio di personaggi alquanto controversi, come la vecchia zia paralitica o il servitore affetto da un vistoso ritardo mentale). Alla resa dei conti “Profonde Tenebre” si dimostra quindi un horror dimenticabile (sangue a parte), un film che è solo uno dei tanti slasher realizzati di corsa tanto per agganciarsi alla moda del periodo.
(Paolo Chemnitz)