The Last Horror Film

the last horror filmdi David Winters (Stati Uniti, 1982)

Joseph Spagnuolo in arte Joe Spinell, sesto e ultimo figlio di una coppia di immigrati italiani in America, ha lasciato un segno indelebile nel cinema horror grazie al personaggio di Frank Zito visto in “Maniac” (1980), il cult di William Lustig che non ci stancheremo mai di elogiare. Accanto a lui recitava Caroline Munro nel ruolo di Anna, lei inglese classe 1949. Poco tempo dopo accade quello che non ti aspetti: il regista/produttore David Winters riunisce infatti queste due icone in uno strampalato quanto spassoso lungometraggio di ambientazione francese, un film che accantona le tetre atmosfere metropolitane di “Maniac” per far posto a un ossessivo delirio metacinematografico.
Vinny (Spinell) fa il tassista a New York ma vive con la fissa di girare un horror con la regina di queste pellicole, Jana Bates (la Munro), una star in procinto di partecipare al Festival di Cannes. L’uomo confida il suo sogno alla madre (interpretata da Filomena Spagnuolo, la vera mamma di Spinell) e parte così alla volta della Costa Azzurra, dove si sta svolgendo realmente il Festival (Winters gira senza permessi durante l’edizione del 1981!). Le suggestioni del periodo non mancano: le insegne luminose, la passerella affollata, le proiezioni, persino i poster dei film che all’epoca erano in competizione tra loro (impossibile non notare il manifesto di “Possession”), un mood sfavillante attorno al quale si sviluppa il malsano progetto di Vinny. Le vicende però, guarda caso, prendono una piega alquanto violenta e sanguinosa.
L’incipit di “The Last Horror Film” è a dir poco esaltante: una donna viene fulminata dentro una vasca idromassaggio, ma poco dopo appare sullo schermo la scritta The End, ci troviamo infatti al cinema e il nostro protagonista ha appena finito di visionare l’ennesima pellicola del terrore. Partono i titoli, la musica dei Depeche Mode (l’immortale “Photographic”) è a dir poco travolgente, questo tuffo negli anni ottanta comincia davvero nel migliore dei modi e prosegue sulla retta via soprattutto durante la prima mezzora. In seguito purtroppo la narrazione perde colpi, la follia di Vinny è senza freni e rimaniamo soffocati da una serie di continue situazioni al limite del grottesco, dove la logica va a farsi benedire nel nome di un plot che finisce persino per improvvisare. Ma nonostante tutto, ci si diverte lo stesso.
Questo prodotto firmato da David Winters prende ispirazione da un fatto di cronaca realmente avvenuto nel 1981, quando un certo John Hinckley Jr cercò di assassinare il presidente Ronald Reagan solo per attirare l’attenzione dell’attrice Jodie Foster da lui ammirata in “Taxi Driver” (1976). Storie d’altri tempi che rivivono in questa pellicola allucinata, un’opera più curiosa che bella ma capace di intrattenere a dovere proprio per queste sue originali peculiarità, compreso l’inimitabile faccione del mitico Joe Spinell.

3

(Paolo Chemnitz)

the last hf

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