di Massimo Dallamano (Italia, 1972)
La carriera registica di Massimo Dallamano (in precedenza direttore della fotografia anche per Sergio Leone) è iniziata troppo tardi ed è finita troppo presto, esattamente nel 1976, quando egli rimase vittima di un incidente stradale all’età di cinquantanove anni. Per lui neppure una dozzina di lungometraggi, tra cui vanno segnalati “Cosa Avete Fatto A Solange?” (a nostro avviso la punta dell’iceberg della sua filmografia), “La Polizia Chiede Aiuto” (1974) e “Il Medaglione Insanguinato” (1975).
Ci troviamo in un’epoca estremamente florida per il giallo all’italiana, Dallamano però affianca all’elemento thriller un substrato drammatico che emerge con prepotenza con il trascorrere dei minuti. Le protagoniste del film sono delle studentesse di un collegio cattolico, le quali vengono barbaramente ammazzate da un misterioso assassino: a fare da collante tra i delitti e le ragazze c’è il professor Enrico Rosseni (Fabio Testi), amante della giovane Elizabeth e inizialmente sospettato di queste uccisioni. C’è qualcosa di torbido in quello che sta accadendo, anche perché ognuno nasconde qualcosa a qualcuno (segreti, confessioni e tradimenti), un valzer di orrori che soltanto nel finale ci permette di conoscere chi si nasconde dietro tutto questo.
“Quelle ragazze sanno tutto, ci giurerei. Hanno sedici anni e un giro di fidanzati segreti, gelosie morbose, orge, lesbicate”. Il materiale su cui lavora Massimo Dallamano è dunque piuttosto ambiguo e pruriginoso, ma la spina dorsale del film è basata principalmente sull’indagine, piste e indizi che si accumulano come nella migliore tradizione del giallo senza comunque mai cedere al trend imperante in auge durante quel periodo. Se è vero che da un lato gli omicidi non sono poi così dissimili da quelli visti nelle opere contemporanee di Dario Argento (notevole la sequenza della vasca da bagno), bisogna anche rimarcare l’eleganza del regista nel mettere in scena un lavoro di tale portata, lontano sia dalle derive exploitation più volgari che dalla facile storiellina debole nella sceneggiatura. Dietro il mistero di Solange c’è un dramma allucinante, in cui il sesso convive con la morte.
La sobria ambientazione londinese viene magnificamente fotografata da Joe D’Amato, mentre Ennio Morricone ci consegna l’ennesimo score musicale di indiscusso valore. Gli ingredienti sono tutti di qualità, per il cinema bis italiano “Cosa Avete Fatto A Solange?” rappresenta quindi una pellicola tra le più curate del periodo, un thriller che brilla di luce propria pur restando ben ancorato al filone di riferimento. Infine una curiosità: Camille Keaton (che interpreta la povera Solange) la rivedremo poco tempo dopo in un cult assoluto del rape & revenge, “I Spit On Your Grave” (1978). I favolosi anni settanta, in cui il cinema poteva permettersi proprio di tutto.
(Paolo Chemnitz)
Un film che ho sempre avuto nella lista delle pellicole da guardare ma che ancora è rimasto lì. Penso che lo recupererò per Halloween.
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