di Ida Lupino (Stati Uniti, 1953)
“La Belva Dell’Autostrada” (“The Hitch-Hiker”) è un thriller-noir ispirato a un evento di cronaca nera accaduto in California all’inizio degli anni cinquanta, quando un uomo di nome Billy Cook, dopo aver assassinato una famiglia di cinque persone e poi un altro povero malcapitato, si mise in fuga sequestrando due cacciatori per cercare di raggiungere prima possibile il confine messicano. Ida Lupino (ebbene sì, una donna) dirige una pellicola per l’epoca sorprendente, tanto da essere successivamente citata in molti altri film (“The Hitcher” su tutti).
Doveroso spendere qualche parola su questa coraggiosa attrice, sceneggiatrice e regista di lontane origini italiane, un chiaro esempio di come già al tempo il cinema fosse sensibile a un certo tipo di tematiche: la Lupino infatti inseriva i suoi personaggi femminili in situazioni violente e drammatiche (tradimenti, gravidanze indesiderate, abusi familiari, stupri), argomenti spesso trascurati da un pubblico che purtroppo (come accade oggi) preferiva la leggerezza di altre opere. A tal proposito il consiglio è quello di recuperare il valido “Outrage” del 1950.
“La Belva Dell’Autostrada” si esaurisce in soli settanta minuti, dirottando tutto il suo potenziale sulla figura dello psicopatico (tale Myers, un cognome una garanzia!) e su due ostaggi minacciati dalla sua pistola e costretti a portarlo in giro per il Messico. Ne deriva un film asciutto, privo di orpelli e divagazioni, in cui la tensione resta sempre alta: questo grazie alle buone interpretazioni (ottimo William Talman nei panni dell’aguzzino), a dialoghi convincenti e a una bella location che alterna gli scenari desertici alla claustrofobia dell’abitacolo. Un thriller on the road che si consuma molto velocemente, ma che non lascia indifferenti anche per via di qualche sadico siparietto che ci tiene con il fiato sospeso (la scena del tiro a segno umano, uno dei momenti più accattivanti del film). Intrigante è anche il rapporto malsano che si instaura tra il carnefice e le vittime, due piccoli borghesi completamente ridicolizzati da un pazzo che li tratta come una coppia di idioti, un uomo capace di sentirsi forte soltanto con una pistola in mano (“you haven’t got a thing except that gun!”).
Oggi, dopo quasi settant’anni, “La Belva Dell’Autostrada” può sembrare un prodotto invecchiato male. In parte è vero, ma bisogna attribuire i giusti meriti al precursore di un cinema che troppe volte ricolleghiamo soltanto alle opere più moderne: oltre al succitato “The Hitcher”, pensiamo infatti alle derive italiane degli anni settanta, ovvero “Cani Arrabbiati” (1974) e “Autostop Rosso Sangue” (1977). Tanta carne al fuoco, decisamente.
(Paolo Chemnitz)
E’ un film che ho molto apprezzato e soprattutto ho apprezzato il coraggio della Lupino che ai tempi si è cimentata in un tipo di cinema per niente facile (specialmente pensando al maschilismo che regnava ai tempi). Quindi questo è un film da ricordare e da apprezzare.
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