Dead Snow 2: Red vs Dead

ds2di Tommy Wirkola (Norvegia/Islanda, 2014)

I primi due capitoli di “Dead Snow” seguono consapevolmente la stessa strada tracciata da Sam Raimi durante gli anni ottanta con “La Casa” (1981) e “La Casa 2” (1987). Un esordio più serio e più canonico (ma tutt’altro che scontato), al contrario del rispettivo sequel, libero di spaziare con la fantasia attraverso il grottesco e qualche concessione alla commedia horror. Ovviamente i prodotti di Tommy Wirkola non sono certo paragonabili ai cult di Raimi, però sia “Dead Snow” (2009) che questo suo divertente successore ce li ricordiamo sempre con grande piacere. Il secondo ancora più del primo.
Dopo un breve riassunto delle precedenti disavventure, la storia riprende con il protagonista Martin vittima di un grave incidente stradale, proprio mentre i nazisti lo stanno braccando. Durante lo scontro, sia lui che il capo degli zombi (tale Herzog) perdono un braccio: il nazi ne trova un altro di ricambio, mentre a Martin, ricoverato in ospedale, viene attaccato per sbaglio l’arto del suo nemico, un braccio dotato di poteri eccezionali. Quello che succede dopo è tutto da scoprire, perché se da un lato escono fuori pure i comunisti (il red del titolo internazionale allude ai reduci dell’armata rossa), il nostro eroe ritorna sul campo di battaglia accompagnato da un tipo piuttosto bislacco e da un trio di nerd provenienti dagli States, una squadra di veri cacciatori di zombi a cui non daresti neppure un soldo. Parliamo sempre di zombi di nuova generazione (quelli veloci e pensanti), un piccolo esercito decisamente incazzato come non si vedeva da tempo.
Tommy Wirkola questa volta punta tutto sul black humour, senza risparmiare nessuno: persino una disabile ci rimette le penne, ma fin dalle prime battute del film si respira un’aria altamente dissacrante, da presa per il culo studiata con intelligenza e originalità (a dir poco irriverente la scena con il tentativo di Herzog di fare il braccio teso, nonostante l’arto momentaneamente amputato). C’è anche tanto splatter in “Død Snø 2”, fiumi di sangue e budella che non rappresentano solo un contorno, perché il regista norvegese è interessato all’elemento horror tanto quanto al cazzeggio tout court. Con un finale dove trova spazio pure una sequenza (nec)romantica.
Se abbiamo scelto di parlare prima del sequel rispetto alla pellicola del 2009, un motivo c’è: “Død Snø 2” costituisce uno dei rari casi in cui il film successivo risulta maggiormente riuscito rispetto al prodotto originario. La conferma che Tommy Wirkola non è una semplice meteora all’interno del cinema di genere scandinavo, ma è un regista che nel giro di un decennio si è assicurato una meritata fama tra gli appassionati di horror.

4

(Paolo Chemnitz)

ds2red

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