di Joe Begos (Stati Uniti, 2019)
Ancora una volta Joe Begos fa tutto da solo (scrive, dirige e produce), uno spirito indie fino al midollo che al terzo tentativo riesce quasi a convincere, dopo un paio di pellicole tutto sommato trascurabili (“Almost Human” ma soprattutto “The Mind’s Eye”). “Bliss” possiede infatti un ingrediente magnetico in grado di ipnotizzarci, traducibile con un bombardamento continuo di seducenti immagini capaci di penetrare ben oltre un iter narrativo piuttosto flebile. I nostri occhi ringraziano, la nostra mente un po’ meno.
Dezzy è una pittrice in crisi, la sua ultima tela è ferma per mancanza di ispirazione e i soldi cominciano a scarseggiare. Quando però gli artisti finiscono nella merda, c’è sempre la droga di mezzo, nel bene o nel male: a Dezzy basta una sniffata malefica per ritrovare gli spunti perduti, una dipendenza che allo stesso tempo la sbatte dentro una spirale di sesso e allucinazioni da far spavento, prima che una lunga scia di sangue inizi a segnare il destino della protagonista e di chi le sta intorno.
Los Angeles, le luci al neon, i locali notturni, un threesome iniziatico e un’atmosfera da trip psichedelico, “Bliss” si potrebbe riassumere con poche parole visto che non accade nulla di eclatante a prescindere dalle acide suggestioni in cui siamo immersi. Suggestioni che però funzionano abbastanza bene, come se tra questi club si aggirassero degli oscuri vampiri metropolitani, creature che possono esistere e realizzarsi solo attraverso la morte e la trasgressione. Ecco perché quel quadro comincia lentamente a prendere forma, una porta per l’inferno che si materializza soltanto nel finale elevando l’arte a follia pura, un riflesso alterato (ma divino) dell’individuo in preda all’autodistruzione.
Joe Begos sceglie un montaggio epilettico e non potrebbe essere altrimenti, il giusto approccio per un’opera diretta con un buon ritmo e discretamente interpretata (oltre alla brava Dora Madison, nel cast troviamo anche il simpatico Jeremy Gardner, già attore e regista del piccolo cult “The Battery”). I più attenti di voi riconosceranno nella colonna sonora pezzi – tra gli altri – di gente come Isis ed Electric Wizard, una cornice che arricchisce non poco questo interessante compendio di totale anarchia, un prodotto grezzo e a basso budget che riecheggia da lontano le scelleratezze già viste in altre pellicole simili più o meno contemporanee (tipo “Starry Eyes”). Questa è la Los Angeles underground: sesso, droga e luci al neon, un caos che appaga quasi pienamente le nostre aspettative.
(Paolo Chemnitz)
Non lho capito. Il film intendo. Essere reali e poi calarsi qualcosa e far cadere gente. Non ho capito il senso del film. Sembra una brutta versione di personaggi Marvel con poteri. Forse voleva esser filosofico ma che senso ha lasciare vita sua per ritrovarsi a calarsi droghe per vedere cosa? Per scoprire cosa? Mah…
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