di Giorgio Ferroni (Italia/Spagna, 1972)
In un periodo storico in cui impazza il giallo all’italiana, Giorgio Ferroni sorprende tutti e ritorna al gotico, dopo aver definitivamente chiuso la parentesi con il peplum e con il western. Erano infatti trascorsi dodici anni dal celebre “Il Mulino Delle Donne Di Pietra” (1960), un film seminale per il cinema fantastico nazionale anche solo per il fatto che fu il primo horror nostrano girato a colori. Possiamo quindi asserire che “La Notte Dei Diavoli” è un lavoro sicuramente uscito fuori tempo massimo ma non per questo da snobbare, tutt’altro, nonostante un soggetto (preso in prestito da Tolstòj) già sfruttato da Mario Bava per l’episodio I Wurdalak presente ne “I Tre Volti Della Paura” (1963). Un affondo nel folklore slavo ricco di fascino e di mistero, una storia di vampiri che possono trasformare i loro familiari in vampiri stessi succhiandone il sangue.
Il regista umbro parte dalla fine, risalendo la china con un lungo flashback: Nicola (Gianni Garko) si trova ricoverato all’interno di una clinica psichiatrica, è ancora sotto shock per un evento che lo ha traumatizzato. Poco tempo prima l’uomo era rimasto in panne con la sua auto in una zona boschiva al di là del confine italiano (il film è ambientato nella ex Jugoslavia), trovando ricovero presso i Ciuvelak, una strana famiglia di boscaioli timorata da un’oscura presenza che si aggira in quelle zone. Anche se di notte queste persone si barricano dentro casa (Ferroni rivolge lo sguardo a George Romero), presto Nicola scivola dentro un incubo poiché i Wurdalak sono in agguato e il terrore penetra in quella dimora.
Per apprezzare una pellicola di questo tipo, bisogna prima di tutto entrare nel mood suggerito dal regista, chiudendo un occhio su una narrazione farraginosa e su alcuni dialoghi non eccessivamente brillanti. “La Notte Dei Diavoli” è lento ma avvolgente, un film dalle grandi atmosfere che funziona anche nel suo aspetto (melo)drammatico (la storia d’amore tra Nicola e la bella Sdenka), un elemento che in seguito si rivela fondamentale per le sorti dei due protagonisti (in un finale amaro e beffardo).
Considerando il suo periodo di gestazione, questo lungometraggio risulta molto più audace di un gotico qualunque uscito nel decennio precedente: gli effetti non sono il massimo, ma il sangue è presente in dosi massicce già dall’allucinato e magnifico incipit nella clinica. C’è anche qualche nudo integrale, cosa non da poco. Con il senno di poi, quello di Giorgio Ferroni è quindi un lavoro che giustamente è stato rivalutato sia dal pubblico che dalla critica, alla luce delle sue particolarità (la location rurale è magnifica) e di una fonte di ispirazione molto suggestiva, a prescindere dal fatto che Mario Bava l’aveva già sfruttata tempo prima. “La Notte Dei Diavoli” è un film intenso, doloroso e seducente, un gotico ambientato nel presente e forse per questo motivo ancora più inquietante rispetto ad altri suoi predecessori.
(Paolo Chemnitz)
Bellissima analisi di uno dei miei film – e registi – del cuore (quando Tarantino nell’ultimo suo film cita apertamente Ferroni mi sono commosso): sicuramente non sta sul podio dei capolavori italiani del genere, ma si difende bene con soluzioni non così scontate, ma soprattutto grazie, a parer mio, alle musiche magnifiche di Giorgio Gaslini, di cui ho parlato in un articolo per Shiva Produzioni. Qui, a parer mio, c’è il germe di quello che Gaslini comporrà qualche anno dopo e di cui i Goblin si prenderanno la responsabilità di completare.
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Adoro il giallo all’italiana! Quali sono i tuoi titoli preferiti di quel filone?
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Ok ma questo non è un giallo, se leggi sopra. Si tratta di un gotico che esce durante la grande stagione del giallo all’italiana. Di titoli ne amo parecchi, li trovi tutti (o quasi tutti) recensiti nel blog 🙂
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Grazie per la risposta! 🙂
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