Castle Freak

castle freakdi Stuart Gordon (Stati Uniti, 1995)

C’è un abisso tra le prime pellicole dirette da Stuart Gordon e questo innocuo prodotto uscito fuori tempo massimo. Qui la freschezza e la bontà di opere come “Re-Animator” (1985), “From Beyond” (1986) e “Dolls” (1987) cede il passo a una riproposizione di tematiche fin troppo abusate nel cinema horror, con l’aggiunta di una produzione meno sfavillante rispetto al passato (in fondo ci troviamo nel 1995, un periodo in cui per il genere c’è veramente poco da stare allegri). Non resta quindi che buttare in mezzo ancora una volta Lovecraft (il racconto “L’Estraneo”) ma con molta meno convinzione, citando qua e là il buon Fulci (“Quella Villa Accanto Al Cimitero”) ed elargendo qualche chicca che con il senno di poi merita le dovute attenzioni (la bella location umbra ma soprattutto Luca Zingaretti – il futuro Commissario Montalbano – nel ruolo di un carabiniere neppure tanto sveglio).
Una famiglia americana in rotta di collisione si trasferisce in un castello italiano, ignorando il fatto che nella cantina viva un essere mostruoso di cui facciamo conoscenza fin da subito: in poche parole diventiamo immediatamente complici delle sue disgrazie, poiché in noi si scatena una certa compassione nei sui confronti. Quando qualcuno ci rimane secco, l’unica possibilità è quella di andare giù per far tornare a galla quel mistero raccapricciante (“there’s somebody else here, there’s somebody in the castle!”), un segreto che altrimenti rischierebbe di mettere nei guai proprio i componenti di quella famiglia.
Stuart Gordon lavora con un cast modesto (il doppiaggio italiano peggiora di molto la situazione), nonostante la presenza del simpatico Jeffrey Combs e di un’icona come Barbara Crampton, già musa del regista ma ancora prima alla corte di Brian De Palma per “Omicidio A Luci Rosse” (1984). La storia purtroppo non offre grandi spunti narrativi (la crisi coniugale ce la potevano risparmiare), un lento incedere che si sviluppa con eccessiva linearità attorno all’elemento perturbante del film, il mostro: una figura deforme che però ci piace, tanto goffa nei movimenti quanto inquietante nella sua oscura presenza. Inoltre quando c’è da affondare i colpi, “Castle Freak” non si tira indietro, andando giù pesante con lo splatter (il seno della prostituta strappato a morsi è una scena cult) e con un riuscito epilogo che ci ripaga in parte della lunga attesa.
I fasti del passato sono lontani e questo Stuart Gordon lo sa bene. Nel cuore degli anni novanta, il suo spirito però è rimasto immutato: dopotutto se “Castle Freak” fosse uscito dieci anni prima, nessuno se ne sarebbe accorto, sta di fatto che nell’epoca buia del cinema horror un’opera di questo tipo riesce persino a risultare gradevole pur nelle sue costanti mancanze di fondo. Ma parliamo sempre di un film di terza fascia, un b-movie che si dimentica abbastanza presto.

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(Paolo Chemnitz)

castle f

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