di Branko Schmidt (Croazia, 2012)
“Vegetarian Cannibal” (“Ljudožder Vegetarijanac”) è stato il lungometraggio scelto dalla Croazia per competere nella categoria dei film stranieri agli Oscar del 2013. Ovviamente l’opera è stata scartata fin da subito, dopotutto una pellicola del genere avrebbe creato un certo scompiglio all’interno del sistema politically correct hollywoodiano. A noi però questo cinema piace, soprattutto se con pochi mezzi a disposizione riesce a mostrare personalità e argomenti. In questo caso Branko Schmidt, a differenza dei traumi psicologici di un popolo (i vicini di casa di “A Serbian Film”), mette in luce la corruzione morale di un punto di riferimento importante per i cittadini, un medico. Un disagio che stavolta si riflette sulle istituzioni croate, a quanto pare contaminate e costantemente minacciate da una piaga inestirpabile (un concetto che si può allargare al di là dei confini nazionali, anche se oggi in Italia un film di questo tipo farebbe gridare allo scandalo).
Danko Babic (Rene Bitorajac) è un ginecologo. Ma è anche un personaggio viscido, infame, antipatico, colluso con la mafia locale, molesto con le infermiere dell’ospedale e chi più ne ha più ne metta. L’uomo lavora pure in gran segreto per conto di alcuni criminali, praticando aborti illegali alle prostitute rimaste incinte. Un quadro poco rassicurante che ci mette letteralmente con le spalle al muro: noi spettatori non ci limitiamo soltanto a osservare, fin da subito infatti il regista ci sbatte in faccia la perfidia di questo medico, un individuo senza freni etici che se la spassa persino durante i combattimenti clandestini dei cani (pur trattandosi di finzione, alcune immagini non sono facili da mandare giù).
Il titolo del film è tutto un programma: Danko è vegetariano, mangia solo verdure, però è anche un cannibale capace di fagocitare tutte le persone che gravitano attorno alla sua figura. Un mostro ripugnante caratterizzato con qualche inevitabile forzatura, comunque sia credibile proprio alla luce di un certo realismo di fondo che rinuncia a qualsiasi inutile divagazione. Danko è il cardine dell’opera, rappresenta la sostanza e l’equilibrio, la vita (il parto) e la morte (l’aborto).
Il regista di Osijek (Branko Schmidt è un classe 1957) muove la telecamera in maniera brusca, la agita nervosamente in sala operatoria così come in discoteca, scatenando una perenne nevrosi che ben si integra con la verbosità dei dialoghi e con uno score musicale ritmato e incalzante, un mix vincente che sopperisce ad alcune piccole imperfezioni dettate da un budget piuttosto esiguo. “Vegetarian Cannibal” è una pellicola da ingoiare senza indugi e turandosi il naso, perché lo shock è dietro l’angolo. Un plauso sincero a questa interessante sorpresa proveniente dalla Croazia.
(Paolo Chemnitz)