Hail Satan?

hail satandi Perry Lane (Stati Uniti, 2019)

In America la nascita di nuovi culti religiosi è all’ordine del giorno e non stupisce affatto che un’organizzazione fondata soltanto nel 2013 (The Satanic Temple) sia diventata un punto di riferimento molto importante sia in fatto di numeri che di popolarità. Non bisogna però confondere il Satanic Temple con la nota Church Of Satan di Anton Szandor LaVey, già attiva durante gli anni sessanta: tra questi due movimenti c’è per giunta un forte attrito, in quanto il primo accusa il secondo di essere ormai inattivo e irrilevante, mentre la Church of Satan (ormai orfana di LaVey da oltre due decenni) continua ad autoproclamarsi l’unica vera istituzione depositaria del Satanismo.
La regista Penny Lane entra nel cuore di questa comunità sparsa per tutti gli Stati Uniti (ma con sede, guarda caso, a Salem), girando un documentario molto interessante, soprattutto se siete attratti da questa tipologia di argomenti. Il leader Lucien Greaves è un uomo a cui non piace stare all’ombra: lo intervistano in ogni dove (anche in televisione), perché quella del Satanic Temple è una battaglia da fare sul campo, in mezzo alla strada, persino nelle scuole. Bisogna preservare il diritto di poter professare qualsiasi religione, separando in maniera netta gli affari dello stato (One Nation Under God) con quelli dei cattolici. Tra le azioni più eclatanti, Lucien e i suoi seguaci vogliono piazzare una grande statua di Baphomet accanto a un monumento dedicato ai dieci comandamenti, inizialmente collocato in Oklahoma. Le reazioni di sdegno non si sono fatte attendere, scomodando la politica locale e non, anche se poi le cose si sono risolte in modo diverso. Il Satanic Temple propone anche un doposcuola che possa far crescere gli alunni con valori differenti e non imposti dall’alto, al di là del bene e del male (“people who don’t understand the value and concepts of Satanism are so ingrained in this Judeo-Christian concept of good and evil”). Il mondo si può anche guardare sotto diverse prospettive, difficile però farlo capire a un’istituzione plasmata per forgiare nuove generazioni di americani timorati di Dio.
Da quello che si evince attraverso questi novanta minuti di visione, questo movimento non sembra molto interessato agli aspetti filosofici del Satanismo: tematiche come l’individualismo o la stessa liberazione del proprio istinto dalle costrizioni culturali qui cadono in secondo piano in favore della lotta per il pluralismo religioso e di azioni condivise che possano garantire una certa visibilità all’organizzazione. Forse è questo il motivo per il quale il Satanic Temple sta avendo tanto successo?
Sporadicamente si può ascoltare qualche brano abbastanza conosciuto (dai Napalm Death a Marilyn Manson), dopotutto i membri di questa religione sono quasi tutti darkettoni o metallari. Dalle varie interviste realizzate dalla regista si intuisce che il Satanic Temple non è certo una congrega fondata sull’elitarismo dei suoi soci, un motivo in più per comprendere la distanza tra loro e la Church of Satan. Bisogna comunque ammettere che questa formula funziona e sta ottenendo ottimi risultati anche in termini di giustizia sociale. Paradossalmente (ma non è una novità), quelli brutti e cattivi (vestiti di nero) sono i buoni mentre la parte sana e borghese dell’America perbenista continua a identificare il male con queste persone che lottano per i diritti della gente. In tutto ciò, cosa diavolo centra Satana? Il titolo del film ha il punto interrogativo, sta a voi trarre le opportune conclusioni.

3,5

(Paolo Chemnitz)

hail satan_

 

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