Top Sensation

top sensationdi Ottavio Alessi (Italia, 1969)

“Top Sensation” non sarà mai ricordato come un film imprescindibile, ma l’audacia dimostrata nel lontano 1969 da un regista come Ottavio Alessi è una prerogativa che ancora oggi stupisce, soprattutto alla luce della recente edizione home video (import) firmata Shameless, nella quale sono state reintegrate le scene censurate per troppi anni in Italia. In quel periodo sembrava quasi che dovesse nascere un filone di thriller erotici ambientati sulle barche (pensiamo a “Il Sesso Degli Angeli” del 1968 o al contemporaneo “Interrabang”), ma non si può certo parlare di sottogenere se ci fermiamo a questo trittico più o meno interessante. Una cosa è certa: “Top Sensation” ci sbatte sullo schermo tre meraviglie femminili del calibro di Edwige Fenech, Rosalba Neri ed Eva Thulin, qui protagoniste di scene lesbo a dir poco conturbanti.
Mudy (Maud Belleroche) è una ricca signora borghese che organizza una gita in alto mare su uno yacht, portando con sé il giovane figlio Tony, inibito da un ritardo mentale che condiziona la sua vita sessuale. Per questo motivo con loro c’è anche Ulla (Edwige Fenech), pagata da Mudy per sedurre il povero figliolo. Completano il quadro il viscido Aldo (Maurizio Bonuglia) e l’affascinante Paola (Rosalba Neri), capace di rubare la scena persino alla Fenech. Quando la barca si arena, il gruppo finisce nei pressi di un isolotto abitato soltanto da un ingenuo pastore e dalla moglie Beba (Eva Thulin): da questo momento in poi il fragile equilibrio dei gitanti inizia a frantumarsi, aprendo la strada a un turbine di pulsioni erotiche alquanto pericolose.
La critica sociale, palesemente antiborghese, lascia il tempo che trova in un film che bada più al fattore exploitation che alla sostanza narrativa: le frequenti scene di nudo, l’incredibile sequenza della capretta che comincia a leccare la Fenech in ogni dove, qualche dialogo sboccato e alcune morbosità assortite, sono questi i motivi per cui “Top Sensation” ha il suo fottutissimo perché. Il resto, al di là di un ritmo sostenuto, offre pochi spunti degni di nota, soprattutto per quanto concerne una mediocre regia a dir poco approssimativa.
In tutta onestà, parlare di cult sarebbe fuorviante, chissà però cosa avrebbe potuto combinare ad esempio un Jess Franco qualsiasi con un soggetto del genere. “Top Sensation” diverte e intrattiene, ma di base è troppo scolastico per fare la differenza rispetto a tanti altri titoli del periodo. La cattiveria c’è, la sensualità pure, manca soltanto il filtro psichedelico (nel 1969 è un dovere) e un po’ di sana inventiva dietro la macchina da presa. Comunque sia, è da gustare rigorosamente uncut.

2,5

(Paolo Chemnitz)

topsen

Pubblicità

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto Twitter

Stai commentando usando il tuo account Twitter. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...