di Paul Lynch (Canada, 1982)
Se “Prom Night” (ovvero “Non Entrate In Quella Casa”) è uno slasher trascurabile nonostante sia uscito in un anno fondamentale per il genere (il 1980), è con il successivo “Humongous” che Paul Lynch dimostra di saper trattare la materia con maggior personalità, aiutato da un’atmosfera alquanto cupa e suggestiva. Nulla di speciale anche in questo caso, ma “Humongous” è un film che andrebbe visto soltanto per l’incipit, a nostro avviso tra i più belli del periodo.
Ci troviamo nel 1946: durante un ricevimento nei pressi di un lago, una donna di nome Ida Parsons viene importunata da un uomo ubriaco che la segue in una zona isolata per poi picchiarla e violentarla. Immediatamente dopo, i cani della vittima riescono a liberarsi mettendosi sulle tracce dell’aggressore, il quale viene da loro sbranato senza pietà. Ida è salva, però rimane incinta. Partono così i titoli di testa e ci spostiamo nel presente, dove un gruppo di ragazzi naufraga su questo isolotto accolto da una fitta nebbia. Un biglietto da visita inquietante che si somma ad altri ancora più macabri (scheletri umani o di animali ritrovati durante le giornate successive), quasi a voler introdurre nel peggiore dei modi il misterioso killer che si muove nell’ombra di questo territorio, una sorta di mutante cresciuto da solo in questo ambiente selvaggio.
Diciamoci la verità, “Humongous” poteva essere uno slasher fantastico e invece con il trascorrere dei minuti perde completamente la sua carica, riscattandosi soltanto nel valido epilogo (dove l’assassino deve vedersela, guarda caso, con la final girl di turno). In mezzo ci sono tante discrete suggestioni che ci riportano in mente persino il nostro “Antropophagus” (1980), citato più o meno volutamente in più di un’occasione. Il problema è che qui di morbosità ne percepiamo poca e di sangue ne vediamo ancora di meno, eccetto per un paio di scene abbastanza truculente. Restano quindi le belle atmosfere notturne e un senso di disorientamento costante sottolineato da una fotografia buia e claustrofobica (anche troppo), dove è facile perdere la bussola assieme ai protagonisti assediati.
Paul Lynch non è un regista che ha lasciato grandi ricordi (a parte il sottovalutato “Bullies” del 1986), però se dovessimo proprio scegliere il suo slasher più appetibile, non avremmo dubbi a puntare il dito su “Humongous”. Un film imperfetto e povero di emoglobina, eppure capace di mostrarci l’orrore sotto una nuova angolatura. Dove gli spazi angusti e un mood nero come la pece contribuiscono a salvare il salvabile.
(Paolo Chemnitz)