Il Tocco Del Peccato

il tocco del peccatodi Jia Zhangke (Cina/Giappone/Francia, 2013)

Il cinema di Jia Zhangke rappresenta uno degli strumenti migliori per poter comprendere la Cina contemporanea e le sue mille contraddizioni sociali ed economiche. Tra le sue opere più conosciute ci sono due film in qualche modo legati tra loro, “Still Life” (vincitore a Venezia nel 2006) e “Il Tocco Del Peccato” (miglior sceneggiatura a Cannes nel 2013), due lavori entrambi ambientati in una Cina rurale in continua trasformazione, un luogo teatro di dolorosi drammi umani di cui non abbiamo mai notizie.
Il regista divide questi lunghi centotrenta minuti in quattro episodi vagamente interconnessi, ognuno dei quali liberamente ispirato a dei fatti di cronaca accaduti nella realtà. L’incipit mette subito in evidenza una caratteristica fondamentale della pellicola, la violenza: un uomo (che poi ritroveremo nel secondo frammento del film) viene assalito in piena campagna da tre malviventi armati di accetta, un tentativo di rapina che però finisce nel sangue in quanto la vittima nasconde una pistola che lo trasforma in uno spietato assassino. Proseguendo lungo quella strada dello Shanxi, incontriamo il vero protagonista, un individuo costretto a confrontarsi quotidianamente con la corruzione (il capo del suo villaggio ha svenduto una miniera in cambio di mazzette) e l’omertà dei suoi concittadini (che lo sbeffeggiano in pubblico). Arrivato a un punto di non ritorno, l’uomo decide di farsi giustizia da solo.
Il secondo segmento entra nella quotidianità di una famiglia come tante, sconvolta però dal ritorno a casa del succitato vagabondo che gira con la pistola. Per lui la vita è noiosa, tranne quando può sparare: ecco perché si reca a Canton rapinando e uccidendo una coppia di coniugi, per poi fuggire indisturbato. Ci spostiamo poi nella Cina centrale, dove una donna lavora come receptionist in una sauna a luci rosse. Molestata da un cliente che vuole imporle una prestazione sessuale, la ragazza si ribella e la colluttazione finisce nel sangue. Questa terza parte del film, seppur meno sviluppata rispetto alle altre, offre un inquietante campionario di misoginia.
Shoot 2001Nel quarto segmento Jia Zhangke ci trascina nella provincia meridionale del Guangdong, dove incontriamo un giovane (impiegato come stiratore) in una grande fabbrica tessile: parlando con un compagno, egli lo distrae e questo si ferisce alla mano. La regola impone che il ragazzo adesso dovrà passare lo stipendio al suo collega, fino a quando quest’ultimo sarà guarito e potrà tornare a lavorare. Dopo una nuova serie di vicissitudini, ormai stanco e alienato da tutto, il protagonista si affida a un gesto disperato.
“Il Tocco Del Peccato” indaga con la stessa profondità di un documentario ma allo stesso tempo mostra la grande potenza della finzione: Jia Zhangke studia da vicino questi personaggi, permettendoci di conoscere l’ambiente in cui vivono attraverso splendide riprese in campo lungo e maestose inquadrature che ci immergono dentro questa Cina tanto sconosciuta quanto affascinante. Un quadro ricco di sfumature, nel quale arranca una popolazione disumanizzata e abbrutita (alcune sequenze sono di una crudezza impressionante) resa schiava dal lavoro e dalla necessità di sopravvivenza. Non a caso il regista mette spesso in parallelo le persone con gli animali (sfruttati, umiliati o uccisi), come ad esempio nella scena del cavallo frustato a ripetizione dal suo padrone (una situazione che si risolve in maniera liberatoria con un atto impulsivo di violenza, azioni che si ripetono in maniera ossessiva in tutti gli episodi del film).
Con questa pellicola, Jia Zhangke disegna una nera parabola sulla modernità che attraversa gran parte del suo paese d’origine: in fin dei conti si parla sempre troppo poco della Cina, del suo inquinamento, della sua enorme disparità tra ricchi e poveri, delle sue recenti conquiste (l’Africa ormai è in mano ai cinesi). “Il Tocco Del Peccato” è quindi il film perfetto per penetrare all’interno di un meccanismo perverso che continua a crescere in modo spaventoso. Alla base di tutto questo ci sono quattro storie che fanno accapponare la pelle.

4,5

(Paolo Chemnitz)

il tocco

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