Trauma

traumadi Lucio A. Rojas (Cile, 2017)

Tra le nuove frontiere del cinema di confine, l’America latina sta trovando sempre più spazio, con il Messico a fare da indiscutibile motore trainante (i recenti e controversi “Atroz” e “We Are The Flesh” hanno in qualche modo lasciato il segno). Scendendo a sud, ci siamo imbattuti in un altro film di quelli da pugno nello stomaco, “Trauma”, un’opera diretta dal cileno Lucio A. Rojas che ha tutte le carte in regola per attirare il pubblico più estremo ed esigente (quando si tratta di superare qualunque regola del buon gusto e del politicamente corretto).
L’incipit si svolge nel 1978, un periodo in cui il Cile vive sotto la dittatura di Augusto Pinochet: una donna (proprio per motivi di natura politica) viene barbaramente torturata da un gruppo di soldati, per poi essere stuprata e brutalizzata dal figlio adolescente Juan, costretto dai militari a compiere questi atti disdicevoli. Il titolo del film si riferisce all’episodio in questione, poiché il trauma subito dal ragazzino con il passare degli anni lo trasforma in una bestia senza umanità. Quando atterriamo nel presente, Juan (insieme al figlio mezzo ritardato) prende di mira quattro ragazze in vacanza nel Cile rurale, assediando le giovani nella loro casa con esiti a dir poco raccapriccianti.
In “Trauma” la buia eredità del regime si rigenera attraverso una serie infinita di crudeltà che i due bifolchi mettono in pratica prima sulle quattro malcapitate e successivamente su una coppia di poliziotti decisamente inetti. La scena dello stupro è perversa, repellente e insostenibile, ma è soltanto un piccolo aspetto di un’opera pensata esclusivamente per turbare noi spettatori. Il substrato politico qui è ben chiaro, la pellicola infatti diventa persino didascalica per via di un costante parallelismo con il passato più nero di questo paese. Un’operazione non troppo dissimile da quanto fatto (metaforicamente) da Srdjan Spasojevic in “A Serbian Film” (2010), l’esempio lampante di una nazione che non è ancora riuscita a scrollarsi di dosso gli orrori della storia.
Gli ottimi effetti garantiscono splatter e intrattenimento per un’ora abbondante di visione, visto che gli ultimi scampoli dell’opera risultano troppo tirati per le lunghe: all’interno di un film per nulla originale e sceneggiato in maniera approssimativa, Lucio A. Rojas riesce comunque a districarsi bene curando in modo quasi perfetto la psicologia dei due psicopatici, una coppia di individui veramente malati e ripugnanti. Anche le quattro ragazze se la cavano egregiamente, nonostante quelle sequenze lesbo che poco hanno a che vedere con l’economia generale della pellicola.
“Trauma” è uno di quegli horror capaci di alzare l’asticella della violenza oltre il dovuto, a volte in maniera assolutamente gratuita ma sempre con un certo rigore che non scade mai nel patetico o nel ridicolo. Violenza carnale, incesto, decapitazioni, vomito, sangue, feti buttati via, devo andare avanti o mi devo fermare? Per gli integralisti dell’estremo, questo è un titolo che non può essere trascurato per nessun motivo, un film che si accoda al già celebrato “Visceral: Between The Ropes Of Madness” (2012), fino ad oggi la pellicola di punta dell’intero movimento underground cileno.

3

(Paolo Chemnitz)

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