di Luigi Bazzoni (Italia, 1971)
Il cinema giallo di Luigi Bazzoni ha molto da dire, considerando che “La Donna Del Lago” (1965), “Giornata Nera Per L’Ariete” (1971) e il delirante “Le Orme” (1975) costituiscono un ipotetico trittico di tutto rispetto. Tra questi titoli “Giornata Nera Per L’Ariete” è comunque il meno avvincente, nonostante non si possa certamente parlare di un film poco riuscito, perché se togliamo di mezzo una storia troppo contorta e un finale alquanto affrettato, quel che resta sul piatto ribadisce la bravura di Bazzoni dietro la telecamera (inoltre il regista è in compagnia di gente da Oscar: fotografia di Vittorio Storaro e colonna sonora di Ennio Morricone).
Franco Nero interpreta un ruvido Andrea Bild, un giornalista alcolizzato con problemi sentimentali che inizia a indagare per conto proprio su una serie di uccisioni di cui anche lui sembra responsabile. Quando la polizia è ormai convinta della sua colpevolezza, l’uomo scopre una serie di casualità che lo conducono davanti al vero assassino, in procinto di compiere il suo quinto delitto (il film prende ispirazione dal romanzo di David McDonald Devine “The Fifth Cord”, una denominazione poi utilizzata per l’uscita internazionale del film).
Quando nel 1971 impazzava il giallo all’italiana, Luigi Bazzoni ebbe il coraggio di prendere le distanze dal modello di riferimento argentiano: anche se non mancano gli omicidi (purtroppo poco curati) e lo sviluppo narrativo è teso alla ricerca spasmodica della soluzione finale, il regista punta su altri elementi non meno importanti lasciando che la lunga passerella di personaggi sfumi via senza grandi approfondimenti di sorta. Se quindi la sceneggiatura è tutt’altro che entusiasmante, diversi aspetti funzionano a meraviglia, come la regia (l’uso del grandangolo è molto suggestivo) o le atmosfere stesse, avvalorate da un alienante contesto urbano (Bazzoni gira a Roma) non troppo dissimile da certi quadri di Mario Sironi. Impossibile poi dimenticare quella voce registrata su nastro che risuona minacciosa in un paio di passaggi del film (compreso l’incipit), un indizio di quanto “Giornata Nera Per L’Ariete” sia un lavoro realmente cupo e inquietante, il quale rivela a piccole dosi i suoi ambigui significati (incluso il movente astrologico, per giunta sfruttato solo in minima parte).
Anche se questa pellicola non lascia indelebili ricordi, i suoi pregi riescono a far sparire alcune delle innumerevoli ombre che ci impediscono di alzare oltre le tre stelline il giudizio conclusivo. Luigi Bazzoni ha stile, personalità e un certo gusto per gli spazi e le geometrie, poiché le rigide architetture che svettano nelle immagini suggeriscono non poche similitudini con le coincidenze astrali che governano la volta celeste. Un azzardato ma coraggioso triangolo che si materializza con il chirurgico modus operandi dell’assassino. Presupposti forse troppo ambiziosi, capaci però di dare un senso a un’opera ricca di spunti e di particolari raffinatezze estetiche.
(Paolo Chemnitz)