The Housemaid

the housemaiddi Im Sang-Soo (Corea del Sud, 2010)

Quella di Im Sang-Soo è stata una scelta piuttosto coraggiosa, poiché “The Housemaid” non è un remake come tanti altri. Risale infatti al 1960 l’omonimo film (il titolo originale è “Hanyo”) di Kim Ki-Young, considerato a ragione uno dei grandi classici di sempre del cinema coreano. Dopo la bellezza di cinquant’anni, Im Sang-Soo poteva fare solo di peggio ma in qualche modo il suo “The Housemaid” si difende molto bene da questi scomodi e naturali paragoni. Il soggetto rimane inalterato così come la forte critica sociale, cambiano però alcune dinamiche di fondo e aumentano i personaggi sulla scena, tanta carne al fuoco che il regista ha voluto introdurre con queste parole durante una vecchia intervista: “nella società coreana del 1960 stava nascendo il ceto sociale medio, perché i giovani coreani di campagna si stavano trasferendo nella capitale. Il film di Kim rispettava bene questa realtà di allora. Il problema di oggi invece è diverso, dietro le tende ci sono figure che controllano tutte le cose della società coreana, sono dei super ricchi figli di papà e questo è un grosso problema che riguarda la nostra modernità”.
La giovane Eun-yi viene assunta come domestica da una famiglia benestante composta da una donna (in attesa di due gemelli), il ricco marito, la loro figlioletta e un’anziana governante. L’uomo fa di tutto per sedurre l’ingenua Eun-ye, mettendola incinta e scatenando delle tragiche quanto inevitabili conseguenze: sua moglie infatti, istigata dalla madre, cerca in ogni modo di sbarazzarsi della ragazza e del feto che porta in grembo, una vendetta che mette a repentaglio gli equilibri familiari ormai minati da quel tradimento di cui tutti sono a conoscenza. Con un epilogo alquanto amaro e sorprendente.
Possiamo dividere la pellicola in due parti ben distinte: nella prima il regista spinge l’acceleratore sul morboso erotismo che circola tra quelle stanze, mentre durante la seconda metà il film acquisisce un tono visibilmente drammatico, in cui l’odio e il rancore prendono il sopravvento su ogni cosa. Rispetto all’opera originale del 1960, è proprio la figura della protagonista a essere caratterialmente ridimensionata (la sua finta innocenza è fin troppo ambigua), l’unico personaggio non completamente azzeccato all’interno di un ambiente ben ricostruito dal regista (bravo nel sapersi muovere in quella casa con la macchina da presa).
“The Housemaid” è un lavoro freddo e sinuoso che cresce con il trascorrere dei minuti, per poi atterrare su un finale shock un tantino esagerato rispetto a quanto proposto in precedenza ma almeno capace di sottolineare ancora una volta le insanabili differenze tra il ceto meno abbiente (Eun-yi è un’inguaribile sognatrice, nonostante i problemi economici) e quello alto borghese, disseminato di cattiveria e ipocrisia. In fin dei conti c’è poco da scandalizzarsi se un marito ricco tradisce sua moglie, la società coreana ha assorbito e accettato anche questo: una mentalità patriarcale che Im Sang-Soo denuncia senza mai ricorrere a inutili esasperazioni, perché “The Housemaid” è un remake solido ed elegante, girato con un’invidiabile raffinatezza anche durante le scene più scabrose.

4

(Paolo Chemnitz)

the housem

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