La Moglie Del Soldato

la moglie del soldatodi Neil Jordan (Gran Bretagna, 1992)

Questa volta partiamo con un aneddoto che spiega il perché del titolo italiano “La Moglie Del Soldato”, sicuramente meno efficace e più banale dell’originale “The Crying Game”. In realtà il film, durante la sua fase di lavorazione, aveva la denominazione “The Soldier’s Wife”, ma Neil Jordan decise di cambiarla su consiglio dell’amico Stanley Kubrick. Il motivo? Semplice, Kubrick sapeva per esperienza che i titoli con riferimenti alla guerra o alla religione potevano rappresentare un deterrente per il pubblico. Piccoli dettagli non sempre fondati ma capaci di condizionare qualcuno a prescindere. Al di là di queste sfumature, “La Moglie Del Soldato” sarebbe rimasto un bellissimo lavoro anche se avesse avuto il titolo più disgraziato. Perché si tratta di un’opera stratificata, poetica e allo stesso tempo crudele e dolorosa, un dramma capace di sondare con grande sensibilità l’intimità degli esseri umani, i loro segreti e le loro diversità. Tutto ciò si manifesta soprattutto durante la seconda parte del film, quando il melodramma (un termine qui da prendere con le molle) si sostituisce al thriller politico.
Jody (Forest Whitaker), un soldato nero dell’esercito britannico, viene rapito da un commando terroristico dell’I.R.A. in modo tale da ottenere uno scambio di ostaggi con un leader irlandese in mano al nemico. Durante la permanenza nel covo dei sequestratori, Jody familiarizza con Fergus (Stephen Rea), l’unico dei rapitori a mostrare un animo più indulgente e comprensivo. Il militare prega così Fergus di contattare la sua ragazza Dil (una parrucchiera che vive a Londra) una volta che egli sarà stato ucciso. Una promessa che viene mantenuta e che scatena una serie di colpi di scena impensabili, i quali ci permettono di conoscere la vera identità di questi personaggi e la loro reazione davanti a queste ingarbugliate ma appassionanti vicende.
Neil Jordan è bravo nel saper dosare con intelligenza i tanti ingredienti che compongono il film: in suo aiuto accorrono gli attori (tutti bravissimi, persino il debuttante transgender Jaye Davidson), i dialoghi (sempre efficaci) e una sceneggiatura senza sbavature (vincitrice del premio Oscar nel 1993). Una volta costruito lo scheletro dell’opera, non è difficile per il regista irlandese trasformare a suo piacimento la storia, rendendola originale, dura e straziante senza però mai cadere nella trappola della volgarità. In “La Moglie Del Soldato” le emozioni sono contrastanti, poiché la dolcezza di alcune immagini è sempre trapassata da un devastante struggimento interiore mai celato dai protagonisti, una sensazione che alimenta senza sosta l’ambiguità degli eventi in cui siamo immersi.
“La Moglie Del Soldato” ci permette di esplorare la pura natura di noi uomini per mezzo di esperienze contraddittorie: guerra e amicizia, diversità e amore, repulsione e protezione, Neil Jordan ci lascia in balìa della corrente e a fine visione ne usciamo rinvigoriti, soddisfatti, nonostante le tante difficoltà incontrate lungo il percorso. Un film impegnativo, estremo e sincero nei significati, da ricordare anche solo per la bellissima cover di “The Crying Game” cantata da Boy George. Lacrime che restano.

4,5

(Paolo Chemnitz)

la moglie del soldato_

2 thoughts on “La Moglie Del Soldato

  1. Volevo far notare che Jaye Davidson non è transgender. Interpreta solo la parte di un travestito. Per il resto, è di una bravura incredibile, e vedere il film in lingua originale è una rivelazione, per l’uso della voce che è riuscito a fare. Un peccato enorme che non abbia continuato a recitare, a parche Stargate, dove però le sue doti non sono state affatto sfruttate. The crying game è un film strepitoso ancora adesso, calibrato, sorretto da una colonna sonora che ti fa già presagire i drammi che saranno rappresentati. Consigliatissimo.

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