Us

usdi Jordan Peele (Stati Uniti, 2019)

In questi anni in cui l’America è governata da Donald Trump, Jordan Peele è un regista che piace molto al rovescio della medaglia, Hollywood inclusa. Non è un caso infatti che il precedente “Get Out” (2017) abbia vinto un Oscar per la migliore sceneggiatura originale, un merito che comunque bisogna leggere al di là degli schieramenti politici. “Us” (“Noi”) atterra puntuale in sala per ribadire questo status che nel giro di poco tempo ha permesso a Peele di farsi conoscere e rispettare dalla critica internazionale, senza contare gli ottimi incassi al botteghino (lo stesso “Us” per adesso sta sfondando ogni porta come un treno in corsa).
L’incipit ci trascina indietro fino al 1986, quando la protagonista Adelaide Wilson, all’epoca bambina, subisce un trauma che segna per sempre la sua vita. Quello che accade sulla spiaggia di Santa Cruz, in California, è destinato a ripetersi sotto nuove forme nel presente, quando la donna si reca in vacanza in quel luogo con il marito e i due figli. La prima ora abbondante di visione è un incubo costantemente in bilico tra thriller e horror: Jordan Peele infonde alla narrazione la giusta tensione latente soprattutto nelle inquadrature sul volto di Adelaide, visibilmente turbata dai ricordi della sua fanciullezza. Inoltre, con un pizzico di furbizia, “Us” pesca a piene mani dal classico immaginario del cinema home invasion, specialmente quando nel cortile di casa si presentano quattro loschi figuri intenzionati a penetrare nell’abitazione della famiglia. Si tratta del lato oscuro, di una proiezione comunemente chiamata doppelgänger, un’idea di doppio con profonde radici storiche (già gli antichi egizi la svilupparono attraverso Ka). Un duplice significato che si riversa persino sul titolo prescelto “Us”, da intendere come “Noi” ma anche come United States (“we’re americans” non è certo una frase buttata a caso tra i dialoghi).
sourceI risvolti socio-politici già assaporati con “Get Out” ritornano con prepotenza anche nel nuovo film, motivo per il quale l’attrice messicana (ma di origine kenyota) Lupita Nyong’o ha accettato con entusiasmo il ruolo di Adelaide, dopo la fondamentale esperienza di “12 Anni Schiavo” (2013) e di altre pellicole che l’hanno consacrata su scala mondiale. Dietro il lavoro di Jordan Peele c’è una riflessione che parte da molto lontano sulla netta spaccatura in due dell’America contemporanea, perché quello del regista statunitense è un percorso legato a doppio filo con quanto già espresso da George Romero cinquant’anni fa ne “La Notte Dei Morti Viventi” (1968). Concetti subdoli (divisione, razzismo, discriminazione) che galleggiano sotto la superficie e che bisogna saper cogliere attraverso una serie di piccoli indizi, dalle maschere (una seconda identità) alle citazioni bibliche e numerologiche (undici inteso come due volte uno), fino a quella sfilza di conigli che hanno un significato ben preciso nella logica dell’opera.
Come già era accaduto per “Get Out”, la parte finale si stacca nettamente da quanto visto in precedenza: se però nel suo esordio Jordan Peele riusciva a mantenere il controllo dello script nonostante il salto mortale conclusivo, con “Us” il cedimento è più evidente, per un epilogo che scomoda la fantapolitica deragliando in maniera eccessiva dal binario di partenza. Per tale ragione, questo atteso ritorno di Peele risulta meno riuscito rispetto al suo predecessore, poiché stavolta il passo è stato nettamente più lungo della gamba, oltre al fatto che c’è dell’ironia non sempre opportuna all’interno delle vicende (il personaggio del padre, interpretato da Winston Duke, non convince proprio per il modo in cui viene caratterizzato).
Tirando le somme, “Us” si assesta su livelli più che sufficienti, ma mostra delle lacune che col trascorrere dei minuti si aggrovigliano come nodi sul pettine, lasciando esplodere soltanto a metà un’idea geniale che in fin dei conti poteva essere sfruttata con maggior semplicità.

3

(Paolo Chemnitz)

us (noi)

Pubblicità

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto Twitter

Stai commentando usando il tuo account Twitter. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...