di Ivan Kavanagh (Irlanda, 2019)
Il regista irlandese Ivan Kavanagh, già apprezzato in passato per gli horror “Tin Can Man” (2007) e “The Canal” (2014), cambia registro spostandosi sul western senza però rinnegare nulla del suo approccio claustrofobico al cinema di genere. “Never Grow Old” è infatti una pellicola dove non c’è un raggio di sole, perché solo il fango e la pioggia possono raccontare al meglio l’orrore di una comunità ormai allo sbando.
Emile Hirsch è Patrick Tate, un falegname/becchino non molto soddisfatto della sua vita che riesce comunque a condurre un’esistenza dignitosa con la moglie Audrey e i due figlioletti: in questo piccolo villaggio sulla strada per la California lo sceriffo non conta nulla poiché gli abitanti del luogo seguono le rigide regole dettate dalla guida spirituale (il predicatore Pike), il quale ha proibito l’alcol, il gioco e la prostituzione. Quando però in paese giungono tre loschi figuri (capeggiati da Dutch Albert, interpretato da un John Cusack veramente in palla) il peccato torna a dominare la quotidianità di quella gente, riportando nella tranquilla Garlow il caos, il vizio e la morte. Di questa situazione ne approfitta l’ambiguo protagonista Patrick, preso in simpatia dai tre malviventi e capace di arricchirsi grazie alle tante sparatorie o alle impiccagioni che permettono all’uomo di lavorare senza sosta costruendo casse di legno e accumulando soldi in gran quantità. L’avidità del mite Patrick, spaventato e trascinato suo malgrado dentro questo improvviso cambio di rotta, presto si rivolta contro la sua famiglia, per un inevitabile quanto crudele epilogo.
Quello di Ivan Kavanagh, prima di essere un western, è un film drammatico che concede davvero poco spazio alle tematiche più classiche del genere di riferimento: “Never Grow Old” incarna infatti le derive più cupe di una certa cinematografia di frontiera di nuova generazione, ruotando attorno a un sadico nichilismo di fondo dove non c’è possibilità di salvezza né seguendo la religione né sovvertendo le ferree leggi che la governano. Il cielo plumbeo dell’Irlanda (dove il regista ha girato il film) e l’utilizzo della luce naturale (notevoli le scene in notturna) schiaccia questi infimi personaggi condannandoli a un destino impietoso, nel quale anche noi spettatori perdiamo qualunque tipo di riferimento davanti alla mancanza di giustizia e di valori. Inoltre Kavanagh non ci risparmia qualche affondo di brutale violenza, un grezzo quanto efficace contorno che aggiunge ulteriore potenza alle immagini, bagnate dal sangue e da quel pantano in cui sprofonda lentamente l’intera comunità.
Seppur delineato da uno script non sempre lucido nelle svolte repentine che tratteggiano le vicende, questo “Never Grow Old” dimostra di possedere tutte le carte in regola per fare breccia nel cuore degli amanti del western crepuscolare più nero e dannato, merito anche di un sorprendente John Cusack, qui davvero a suo agio in un ruolo atipico e per nulla prevedibile. Bravo lui e bravo Ivan Kavanagh, un regista da cui in futuro è lecito attendersi il definitivo salto di qualità.
(Paolo Chemnitz)
Avevo letto critiche contrastanti su questo film ma, nonostante i suoi difetti soprattutto per quanto riguarda la sceneggiatura, è un film che ho apprezzato con ottimi interpreti e una messa in scena fatta bene.
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