Hard To Be A God

hard to be a goddi Aleksey German (Russia, 2013)

Il testamento cinematografico di Aleksey German è uscito proprio durante l’anno della sua scomparsa (il 2013), grazie all’aiuto del figlio e della moglie Svetlana Karmalita (passata a miglior vita nel 2017) che si sono occupati di portare a termine gli ultimi dettagli. Si tratta di un’opera monumentale di ben 177 minuti che ha richiesto sei anni di riprese (finite nel 2006), alle quali è seguito un lungo lavoro in fase di post-produzione (soprattutto per quanto concerne il sonoro). “Hard To Be A God” è ispirato all’omonimo romanzo di fantascienza pubblicato dai fratelli Arkadij e Boris Strugackij nel 1964, gli stessi autori da cui prese spunto Andrei Tarkovsky per il suo “Stalker” (1979). Ancora una volta la fantascienza è solo un pretesto per raccontare le esperienze più intime e profonde della nostra esistenza, una riflessione che automaticamente viene condivisa con la sensibilità dello spettatore (preparato).
Questa non è la Terra, è un altro pianeta circa ottocento anni indietro. C’erano pochi pianeti simili, questo era il più piccolo e il più vicino e i grigi castelli della zona rievocavano l’antico Rinascimento. Così furono invitati lì una trentina di scienziati”: è una voce narrante a raccontarci tutto ciò, mentre sullo sfondo ci appare un paesaggio rurale innevato non troppo dissimile da quelli dipinti egregiamente da Pieter Bruegel Il Vecchio. Don Rumana, uno di questi illuminati provenienti dalla Terra, si ritrova catapultato in quello che in realtà è un Medioevo senza vie di uscita, un’epoca buia dove i sapienti, gli intellettuali o gli artigiani talentuosi vengono perseguitati e giustiziati dalle squadriglie di Don Reba, il ministro della sicurezza. Cosa può fare un individuo considerato alla stregua di un Dio in quel luogo abbandonato al proprio destino? Aleksey German prova a darci le risposte di cui abbiamo bisogno, mettendo a confronto l’oscurantismo con le scintille di luce che appartengono agli uomini dotati di saggezza e conoscenza.
tumblr_nd2zx4PoAm1qaaytso8_500“Hard To Be A God” è un film russo fino al midollo proprio per i forti connotati concettuali di cui è intriso: un’opera sporca, brutale e persino grottesca nella sua deformità, con alcuni personaggi che tanto ricordano le creature infernali già ammirate nei quadri di Bosch (ritorna ancora la pittura fiamminga). Ma il regista russo non si ferma alle apparenze, lavorando su ogni dettaglio con lunghi piani sequenza e con una messa in scena volutamente claustrofobica, dove i volti e gli oggetti occupano sempre gran parte delle inquadrature. Non si esce vivi da Arkanar, perché la pioggia e la nebbia si sommano al fango e alla merda, un mix letale che si riproduce attraverso atmosfere sporche e maleodoranti. Se però il cinema di Tarkovsky, seppur dilatato, si apre a quei campi lunghi che lasciano respirare i nostri occhi, German ci chiude a doppia mandata in questa scala di grigi che soffocano ogni possibile sguardo al di fuori dell’orrore, una scelta che influisce non poco sulla fruizione stessa della pellicola (a tratti estenuante).
Il nobile Don Rumana si scontra con una visione apocalittica di sangue e barbarie impossibile da controllare: l’uomo diventa bestia, così come la telecamera del regista, in attesa dell’esplosione finale dove il Dio si può anche permettere di distruggere ciò che ha creato. Il caos è il nostro passato, il nostro presente e il nostro futuro, un destino che Aleksey German lascia confluire in questa continua allegoria del male, indicata esclusivamente per un pubblico pronto ad abbracciare gli ultimi contorti pensieri di questo regista mai troppo celebrato. Un film allucinante.

4

(Paolo Chemnitz)

htbag

Pubblicità

One thought on “Hard To Be A God

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto Twitter

Stai commentando usando il tuo account Twitter. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...