Il Primo Re

il primo redi Matteo Rovere (Italia/Belgio, 2019)

Era difficile pronosticare un film di questo genere per un regista come Matteo Rovere (giustamente apprezzato nel 2016 per il suo dramma sportivo “Veloce Come Il Vento”), una produzione coraggiosa e alquanto atipica che a dire il vero non ci aspettavamo neppure dal cinema italiano. Per compiere un salto di tale livello non si poteva trascurare nessun dettaglio: la Rai ha stanziato un budget di circa otto milioni di euro, coinvolgendo nel progetto Alessandro Borghi (nel ruolo di Remo) e Alessio Lapice (in quello di Romolo) e affidando la fotografia al bravo Daniele Ciprì (il quale si è avvalso esclusivamente della luce naturale), importanti pedine di una squadra affiatata che ha lavorato duramente per tredici settimane nei boschi a nord della capitale. Infine, come già era accaduto per il precedente “Veloce Come Il Vento” (in cui era stato utilizzato il dialetto romagnolo), la componente realistica è stata accentuata grazie all’uso del latino arcaico, parzialmente ricreato consultando alcuni semiologi dell’università di Roma. Una scelta complessa ma assolutamente degna di nota, in qualche modo già sperimentata nel lontano esordio di Derek Jarman (“Sebastiane”).
La scena iniziale dell’esondazione che travolge i due protagonisti è stata realizzata con grande perizia tecnica e ha richiesto un imponente lavoro anche in fase di post-produzione. “Il Primo Re” mette subito in evidenza il suo potenziale (anche spettacolare), immergendo gli occhi dello spettatore in un luogo arcaico, primordiale e pieno di insidie. Il personaggio di Remo, plasmato dal carisma di Borghi, è il trascinatore delle vicende: un uomo determinato, crudele e disposto a tutto pur di sopravvivere, nonostante la cattura da parte dei soldati di Alba, in quell’epoca (il 753 a.C.) potente città del Latium vetus. Tra fughe, tradimenti e rituali divinatori, Remo riesce a portare in salvo il fratello morente e i suoi compagni vicino le sponde del Tevere, dove sorge un piccolo villaggio. La storia di Roma comincia proprio da qui, con un sacrificio di sangue inatteso ma fondamentale per dare inizio a secoli di dominio ed espansione (a tal proposito, non perdetevi la mappa animata presente nei titoli di coda).
Il-primo-re-1“Il Primo Re” è un film sorprendentemente violento: i combattimenti corpo a corpo, tutti coreografati piuttosto bene, lasciano per terra corpi straziati, mutilati o sgozzati senza pietà. La telecamera di Matteo Rovere non si tira indietro davanti a nulla, mostrandoci una barbarie veramente estrema (l’uso della CGI fortunatamente è ridotto ai minimi termini) che riflette un’epoca oscura e selvaggia, pregna di superstizioni pagane e ancora lontana dalla luminosa esperienza della civitas romana. Peccato che dopo una prima metà di ottima fattura, la sceneggiatura tenda a rilassarsi senza offrire scossoni rilevanti, entrando in una fase meno accattivante che si sarebbe potuta aggirare con qualche taglio nel minutaggio (il film oltrepassa le due ore di durata). Ma non c’è molto da rimproverare a “Il Primo Re”, una pellicola che in alcuni casi attinge da “Valhalla Rising” (2009) di Nicolas Winding Refn, con la differenza che le vicende di Romolo e Remo in qualche modo ci appartengono, le sentiamo visceralmente nostre per una questione storico-geografica già studiata e assimilata sui libri di scuola.
Matteo Rovere prende in parte le distanze dalla celebre leggenda dei due gemelli (in realtà ne esistono diverse versioni), non importa però quanto sia rispettata o meno la tradizione mitologica romana, “Il Primo Re” è infatti l’esaltazione della fisicità animalesca di un grande Alessandro Borghi, unico vero mattatore di un’opera destinata a raccogliere consensi anche al di fuori dei confini nazionali. Non possiamo che applaudire.

3,5

(Paolo Chemnitz)

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