di Charles Laughton (Stati Uniti, 1955)
“La Morte Corre Sul Fiume” (“The Night Of The Hunter”) è l’unico film diretto dall’attore inglese Charles Laughton (1899-1962). Questa sua unicità viene avvalorata da uno stile personale fortemente influenzato dal cinema espressionista tedesco e da una storia imprevedibile che contempla al suo interno elementi fiabeschi e visionari, oltre a un’ossatura drammatica di chiaro taglio noir. Una pellicola snobbata all’epoca ma poi finalmente rivalutata a posteriori e citata fino alla nausea sia in ambito cinematografico che musicale (la misteriosa cult band italo-slovena Devil Doll utilizzò un sample del film nell’album Dies Irae).
Le vicende prendono piede in West Virginia durante gli anni trenta: Ben Harper viene condannato a morte per aver preso parte a una sanguinosa rapina, ma prima di essere catturato egli riesce a nascondere il bottino di diecimila dollari rivelandone la posizione solo ai suoi due figli John e Pearl. Una volta in carcere, il suo compagno di cella Harry Powell (uno stratosferico Robert Mitchum) cerca di ottenere qualche indizio sull’accaduto, in modo tale che una volta fuori si possa mettere sulle tracce del malloppo. Powell torna in libertà e comincia a corteggiare la vedova di Harper, prima sposandola e poi tentando in tutti i modi di estorcere informazioni ai due ragazzini. Quando la donna scopre le vere intenzioni del malvivente, ormai è troppo tardi e la tragedia è dietro l’angolo.
C’è qualcosa di magico in “La Notte Corre Sul Fiume”, a cominciare da quelle atmosfere sospese che non rinunciano a varie citazioni bibliche (la fuga in barca lungo il corso d’acqua è uno dei momenti più alti dell’intero cinema degli anni cinquanta). Laughton non si limita a narrare i fatti, ma li sfuma attraverso un contorno onirico, persino grottesco, che si traduce nell’oscurità di una favola nera ambientata nel cuore di un’America bigotta e forcaiola. Il personaggio di Harry Powell si identifica alla perfezione con il messaggio lanciato dal regista: si tratta infatti di un uomo dal grande carisma che utilizza le sue prediche religiose per abbindolare la gente, un individuo/orco che lascia il segno anche dal punto di vista iconografico (i suoi due tatuaggi contrapposti LOVE/HATE sono anch’essi collegati a un episodio presente nella Bibbia: “would you like me to tell you the little story of right-hand/left-hand? The story of good and evil? HATE! It was with this left hand that old brother Cain struck the blow that laid his brother low. LOVE! You see these fingers, dear hearts? These fingers has veins that run straight to the soul of man. The right hand, friends, the hand of love”).
“La Morte Corre Sul Fiume” è un film dove ogni ombra e ogni sagoma ha il suo significato, presenze costanti che generano una tensione quasi metafisica, un surrealismo dark che esprime tutta la sua carica controversa non per mezzo della violenza ma attraverso la cattiveria e l’ipocrisia presente nell’animo umano. Una malvagità palpabile fin dai primi istanti della pellicola, la quale si insinua subdolamente fotogramma dopo fotogramma per poi rivelarsi in tutte le sue peggiori sfumature proprio grazie al personaggio di Powell. Un’opera da non perdere, soprattutto se cercate nel passato qualcosa di veramente singolare e suggestivo.
(Paolo Chemnitz)
Uno dei miei film preferiti. Bellissimo con delle atmosfere che sono sia espressioniste sia fiabesche.
Ottima recensione!
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Un capolavoro.
Riesce ancora a trasmettere un pathos e una suspence assurda
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