Deadbeat At Dawn

deadbeat at dawndi Jim Van Bebber (Stati Uniti, 1988)

La recente riesumazione targata Arrow Video (in blu-ray esclusivamente import) ha ridato lustro a questo cult movie uscito esattamente trent’anni fa. Si tratta del primo lungometraggio di Jim Van Bebber (classe 1964), regista poco prolifico che in seguito abbiamo conosciuto per il suo controverso “The Manson Family” (1997) e per qualche videoclip girato durante lo stesso periodo. Una carriera underground non solo dietro la mdp, poiché Van Bebber lo abbiamo ritrovato spesso anche nelle vesti di attore, un cammino iniziato proprio con questo film (dove egli interpreta uno spietatissimo Goose).
Ci troviamo a Dayton, in Ohio: Goose è il leader dei Ravens, una gang in conflitto con gli Spiders capitanati dal sadico Danny. Il primo scontro è molto suggestivo, perché non c’è pace neppure tra le tombe di un cimitero, dove le due bande finiscono per farsi del male più del dovuto. Ma Goose, pur amando la sua vita da criminale, vuole lasciare la gang per dedicarsi alla sua ragazza (Christy), grazie anche al denaro ottenuto dall’ultimo pacco di droga smerciato per strada. Proprio quel giorno però accade un evento tragico, Christy infatti viene torturata e assassinata in maniera brutale dagli Spiders, scatenando nel protagonista una sete di vendetta senza precedenti. Qui ha inizio la tanto attesa carneficina, nella quale Jim Van Bebber mostra un certo talento nelle coreografie (calci, pugni e colpi proibiti come se non ci fosse un domani), l’anticamera per un epilogo assolutamente splatter ed estremo.
“Deadbeat At Dawn” è soprattutto un film d’azione, sicuramente lontano dalle mirabolanti fughe notturne viste ne “I Guerrieri Della Notte” (1979) o dal delirio esistenzialista assaporato nel cult “Combat Shock” (1984). Eppure ci sono alcuni elementi di congiunzione con i suddetti film, a cominciare dallo scontro tra gang (qui centrale come nell’opera di Walter Hill) fino allo squallore di una città mostrata solo nei suoi squarci più deprimenti (sotto questa prospettiva il regista non si distanzia neppure tanto da certi titoli post-atomici girati qualche anno prima). La pellicola di Van Bebber vive comunque di una sua precisa identità, ruotando attorno a un uomo disperato (con un padre ridotto ancora peggio) che (re)agisce drasticamente invece di autodistruggersi, scendendo giù nel cuore di un inferno urbano connotato da un flavour persino psichedelico (interessante l’utilizzo delle luci durante la seconda parte del film).
L’estetica scarna (il formato è 16mm) unita a una carica ferale molto pronunciata non permisero all’opera di emergere oltre il dovuto, considerando che nel 1988 lo spazio per questo tipo di pellicole era ormai ridotto all’osso: Ronald Reagan sarebbe impallidito davanti alla cruda violenza di “Deadbeat At Dawn”, lui che ci teneva così tanto ad alimentare l’american dream. Jim Van Bebber fa in modo che con il suo cinema accada esattamente il contrario.

3,5

(Paolo Chemnitz)

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