di Aldo Lado (Italia/Jugoslavia, 1971)
Sarebbe stato affascinante ricordare “La Corta Notte Delle Bambole Di Vetro” con la sua denominazione originaria (“Malastrana”, antico quartiere di Praga). Nel mondo del cinema però tutto cambia vertiginosamente, persino i titoli. Il criptico “Malastrana” è così diventato “La Corta Notte Delle Farfalle”, ma poi per non confonderlo con il contemporaneo “Una Farfalla Con Le Ali Insanguinate” (1971) di Duccio Tessari la produzione fu costretta a sostituire in corsa le farfalle con le bambole di vetro. Storie antiche di un cinema di genere italiano sempre ricco di aneddoti, soprattutto se parliamo di un periodo in cui il giallo esplode grazie a una serie di lavori qualitativamente importanti. Aldo Lado – qui al suo folgorante debutto – non segue però la lezione di Dario Argento ma si focalizza prepotentemente su un thriller paranoico che molto deve alle intuizioni di Roman Polanski.
Il regista ambienta la storia a Praga, ma gira la maggior parte degli esterni a Zagabria e a Lubiana, ammantando la pellicola di magiche quanto cupe atmosfere. L’incipit ci presenta subito Gregory Moore (Jean Sorel), un giornalista americano in trasferta ritrovato privo di sensi in un giardino pubblico: in ospedale i medici lo considerano morto, ma lui in realtà è caduto in uno stato di catalessi e riesce ancora a ragionare (una situazione a dir poco angosciante). Successivamente, un lungo flashback ripercorre quanto accaduto in precedenza, con il nostro protagonista prima impegnato a ricercare la sua ragazza scomparsa (qualcuno sostiene che ci sia un serial killer in azione) e poi costretto a confrontarsi con il Klub 99, un’organizzazione segreta ramificata in tutto il mondo che plagia la mente delle nuove generazioni (anche attraverso rituali orgiastici), impedendo loro di agire liberamente (“i giovani devono diventare come noi, devono pensare come noi e chi si rifiuta viene addormentato”). Ecco che ritorniamo al significato del titolo studiato per le sale (e immediatamente dopo sacrificato), dove le farfalle rappresentano quei ribelli a cui non è permesso di volare.
“La Corta Notte Delle Bambole Di Vetro” è un film sul potere, un messaggio non troppo velato che Aldo Lado non a caso immerge nel cuore di una città all’epoca stretta dalla morsa del comunismo. Ma la location non deve trarre in inganno, poiché il Klub 99 opera ovunque ponendosi come uno snodo tra i tanti sparsi sulla Terra: le farfalle schiacciate sono dappertutto. Inoltre il regista (nato a Fiume nel 1934, altra connessione con quello che oggi è territorio slavo) anticipa le derive più oscure e allucinate del thriller di marca italica, come ad esempio “Tutti I Colori Del Buio” (1972) di Sergio Martino o “Il Profumo Della Signora In Nero” (1974) di Francesco Barilli, una mossa coraggiosa che trova ulteriori conferme nell’ottimo cast (Ingrid Thulin, Barbara Bach e un sorprendente Mario Adorf) e nell’immancabile colonna sonora firmata da Ennio Morricone.
Persino “Eyes Wide Shut” (1999) deve qualcosa alla pellicola di Lado, giusto per rimarcare le peculiarità di un’opera avulsa dal contesto tipico del giallo all’italiana e di conseguenza inserita dentro un universo a sé stante. Un sonno profondo che si rivela un vero e proprio incubo per il malcapitato Gregory.
(Paolo Chemnitz)
that naked venus under the flowers, is she dead or alive?
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