di Peter George (Stati Uniti, 1987)
“Questi film sono ciò che spesso i media definiscono sesso e violenza, ma io li definisco: una giornata tipo nel mio cervello”, parola di Lloyd Kaufman, con Michael Herz fondatore della Troma nel lontano 1974. Una casa di produzione di culto che ci ha regalato centinaia di bizzarri lavori indipendenti (alcuni davvero esilaranti e altri purtroppo facilmente dimenticabili), molti dei quali rimasti inediti in Italia. Tra le pellicole che godono di una certa fama all’interno del catalogo Troma, è impossibile non citare questo “Surf Nazis Must Die”, un’opera a nostro avviso molto sopravvalutata rispetto ai veri capolavori prodotti da Kaufman nel corso degli anni: il titolo è geniale, la locandina è spassosa, il soggetto è fantastico ma tutto il resto lascia alquanto a desiderare.
Dopo un violento terremoto, Los Angeles è sconvolta dal caos e alcune bande di delinquenti imperversano nella città. La gang più pericolosa è quella dei Surf Nazis, un pugno di surfisti nazisti capitanati da Adolf che controlla con metodi poco ortodossi la zona marittima: Adolf si è autoproclamato il Führer della spiaggia (!!!) e accanto a lui troviamo altri personaggi controversi come Mengele, Hook e Smeg. Un giorno un giovane afroamericano (Leroy) viene assassinato da questi criminali, ma la vendetta della madre – una simpatica cicciona di nome Eleanor – non tarda a sopraggiungere.
Davanti a un prodotto Troma possiamo chiudere gli occhi su tante cose, come ad esempio sulla regia, qui davvero orribile (il ralenti è utilizzato malissimo) e anonima all’inverosimile, però se il film non ci diverte e non preme l’acceleratore su quelle caratteristiche fondamentali della filmografia stessa targata Troma, allora c’è qualcosa che non quadra. “Surf Nazis Must Die” è trash ma non troppo, ci offre una timida quantità di splatter rispetto alla media generale ma soprattutto non è politicamente scorretto come era lecito attendersi. Una storia post-apocalittica con dei nazisti a fare il bello e il cattivo tempo poteva essere sfruttata molto meglio (i dialoghi non sono poi così infami), invece dobbiamo accontentarci di qualche sprazzo di follia e di un finale epico in cui la signora Eleanor si trasforma in una spietata vendicatrice. Troppo poco per un film che negli anni è stato celebrato (quasi) alla pari dei vari “The Toxic Avenger” (1984) o “Tromeo And Juliet” (1996), due b-movie a caso tra almeno una mezza decina di grandi titoli Troma.
“Surf Nazis Must Die” fu presentato persino al Festival di Cannes del 1987, una passerella che gli valse una serie di critiche negative: la Troma non si discute, ma bisogna anche saper discernere tra film effettivamente di culto (i classici so bad it’s so good) e opere tutto sommato trascurabili. In questo caso non ci sono grandi motivi per cui entusiasmarsi, perché a “Surf Nazis Must Die” manca soprattutto una cosa. L’anima.
(Paolo Chemnitz)