O Fantasma

o fantasmadi João Pedro Rodrigues (Portogallo, 2000)

Ogni festival che si rispetti ha il suo film scandalo edizione dopo edizione, anzi a volte sono persino due (come accaduto a Venezia nel 2000). Oltre al magnifico e controverso “L’Isola” di Kim Ki-Duk, quell’anno in concorso c’era anche un semisconosciuto regista portoghese al suo esordio, João Pedro Rodrigues, autore di una pellicola più fischiata che applaudita: si tratta appunto di “O Fantasma” (“Il Fantasma”), un curioso esempio di cinema LGBT estremo ed esplicito.
Sérgio (Ricardo Meneses) è un giovane netturbino che lavora durante la notte tra le strade di Lisbona, un ragazzo omosessuale che non prova il minimo interesse per la sua collega Fatima, di lui invaghita. Seguendo questo ambiguo personaggio, il regista ci catapulta all’interno di un sottomondo dove ogni sentimento non è concepito: Sérgio è un individuo frustrato che davanti all’impossibilità di amare si rifugia nella vacuità di fugaci rapporti usa e getta, con una città irriconoscibile sullo sfondo dominata soltanto dal rumore dei camion della spazzatura e da tonnellate di rifiuti. “O Fantasma” è quindi un dramma che facilmente si traveste da noir, un prodotto che predilige la dilatazione alla narrazione in un contesto al limite della pornografia. Se infatti nella prima scena assistiamo a un rapporto anale accennato dai movimenti inequivocabili di due figure maschili, le immagini diventano completamente esplicite durante una fellatio in un bagno pubblico, la scena più controversa del film (ma non l’unica!). Ovviamente qualcuno si è scandalizzato fermandosi a queste valutazioni superficiali, un errore purtroppo comune quando ci si trova davanti a un prodotto intriso di elementi shock. Quella di João Pedro Rodrigues per fortuna non è solo una ripugnante esperienza fisica, anzi il contrario: “volevo filmare la brutalità del sesso, per me è solo violenza. La mia ossessione. E poi mi affascinano i netturbini, gente che lavora di notte, segue percorsi sconosciuti, spia la città addormentata, rimuove i rifiuti altrui. Noi non li vediamo nemmeno, sono i fantasmi della città. Ma anche i fantasmi della mia testa”.
L’ultima parte della pellicola riscatta un certo torpore generale collegandosi ad alcuni passaggi rimasti irrisolti: il protagonista e i detriti diventano un elemento unico, l’animale istintivo e irrazionale visto in precedenza si trasforma in un rifiuto (della società), mentre il latex si innalza nella discarica in mezzo ai cumuli di plastica. L’individuo assorbe ciò che ha attorno a sé e ne diventa parte integrante.
“O Fantasma” è un compendio di solitudine, di desiderio (sessuale) e di lunghi silenzi, incastonato nella notte di un luogo senza identità. Un’opera che è piaciuta a pochi (neppure alla comunità gay) nonostante il coraggio e la schiettezza nell’affrontare una tematica molto scomoda: dopotutto Rodrigues nel 2000 è ancora giovane (ha trentaquattro anni), il meglio per lui arriverà successivamente con “Odete” (2005) e “O Ornitólogo” (2016). Ma questo film, pur nel suo incedere fin troppo lineare e ridondante, rappresenta un intrigante punto di partenza per la carriera di questo regista lusitano, artefice di un oscuro feticismo simbolico non di facile assimilazione.

3

(Paolo Chemnitz)

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