Housewife

housewife (2)di Can Evrenol (Turchia/Stati Uniti, 2017)

Il turco Can Evrenol ci riprova, forte del successo raccolto con lo spiazzante “Baskin” (2015), un horror riuscito addirittura a trovare una distribuzione home video in Italia. Tornare subito in pista significa anche cercare nuove strade e “Housewife” in tal senso è un film molto diverso dal suo predecessore, a cominciare dall’utilizzo della lingua inglese: Evrenol gira sempre nella sua Istanbul ma tutto sembra così lontano dalle atmosfere marce del suo debutto, quando bastavano due dialoghi in turco per alimentare un mood alquanto straniante. Dal punto di vista strutturale il regista però mantiene la sua impronta, considerando che pure “Housewife” è una pellicola che improvvisamente prende una piega completamente diversa dalle premesse iniziali, una svolta che in questo caso diventa molto contorta proiettando le vicende verso lidi onirici e visionari.
L’incipit è fulminante: la piccola Holly assiste impietrita all’omicidio di sua sorella maggiore (affogata nel water!), la madre è in preda a un raptus e subito dopo anche il marito conosce un destino infame. Can Evrenol mette subito le cose in chiaro, “Housewife” è un film violento ed estremo dove lo splatter recita un ruolo importante, così come la fotografia, ancora una volta devota ai maestri del cinema di genere italiano. Dario Argento è infatti un riferimento essenziale e non solo per le scelte cromatiche, non a caso la colonna sonora del film riprende quella de “La Sindrome di Stendhal” (1996). Presto rivediamo Holly ormai adulta e sposata con uno scrittore con cui ha poco da condividere, anche se l’uomo ha sfruttato il trauma infantile della moglie per costruire la sua carriera. Quando però ricompare una vecchia amica di Holly (Valery), per la donna cambiano tante cose: la protagonista accetta l’invito per un incontro organizzato da una setta, dove conosce il carismatico leader Bruce O’Hara, il quale percepisce in lei le oscure dinamiche mentali dettate da un passato tormentato. Da questo momento “Housewife” compie la fatidica sterzata, trasformandosi in un trip dove è facile perdere la bussola.
Durante la prima parte del film (una fase preparatoria), Can Evrenol riesce a far scorrere discretamente la storia senza compiere il passo più lungo della gamba, purtroppo però con l’evolversi delle vicende “Housewife” diventa confuso, tortuoso e persino pretestuoso (come se lo spettro di “Mother!” si confrontasse con il body horror e con tematiche lovecraftiane). Tanta carne al fuoco che si disperde senza colpire un bersaglio preciso. Inoltre la pellicola soffre di una recitazione davvero mediocre (anche la pronuncia dell’inglese non è all’altezza), un piattume generale a tratti imbarazzante che paradossalmente si rivela un vero boomerang, limitando il tanto auspicato respiro internazionale dell’opera.
Dispiace vedere Can Evrenol perdere sia in lucidità che in consapevolezza dei propri mezzi: “Housewife” non regge il confronto con “Baskin” e soltanto l’elemento gore riesce a non far naufragare completamente il lavoro (la scena finale è puro shock), un punto a favore contro una serie di ombre che penalizzano non poco le buone intenzioni (almeno in partenza) del regista. Osare non significa automaticamente vincere a mani basse, a volte la politica dei piccoli passi è più gratificante di una sbandata in curva a tutta velocità. Speriamo che Can Evrenol lo abbia capito.

2

(Paolo Chemnitz)

housewife-

 

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