di Demián Rugna (Argentina, 2017)
Se l’inflazione di horror sovrannaturali provenienti dagli Stati Uniti ormai non fa più notizia, è con piacere che accogliamo un piccolo ma significativo film indipendente argentino, un’opera di certo non originale per contenuti e svolgimento ma almeno capace di approcciare al genere con maggiore freschezza rispetto al solito. Non è un caso infatti che “Aterrados” (“Terrified”) provenga proprio dal continente sud americano, negli ultimi anni fucina di nuovi talenti alla regia (con Argentina e Cile a guidare il resto della truppa).
Buenos Aires, zona residenziale: un uomo si sveglia alle cinque del mattino disturbato dai rumori che provengono dall’altra parte del muro. Urla, inveisce contro il vicino di casa, poi decide di andargli a citofonare ma nessuno risponde. Tornato nel suo appartamento egli fa una tragica scoperta, la moglie sta fluttuando nel bagno ricoperta di sangue, le prime avvisaglie di un’entità che sta sprigionando tutta la sua potenza all’interno di quelle due villette adiacenti. Spetta a un quartetto di specialisti sbrogliare la matassa: una dottoressa, un esperto di paranormale, un poliziotto e un medico, un poker assortito sul quale il regista Demián Rugna punta praticamente tutto o quasi. In effetti i personaggi di “Aterrados” per alcuni aspetti hanno più importanza della storia stessa, questo anche grazie alle buone interpretazioni degli attori, un lato sicuramente positivo che diversifica il punto di vista delle vicende. Ecco perché “Aterrados” è un film interessante: poggia su un’intensa coralità teatrale, uno scambio di prospettive che attraversano più occhi e più menti.
Non mancano gli stereotipi tipici del cinema sovrannaturale contemporaneo, a cominciare da qualche inevitabile jump scare e per finire con l’evolversi stesso degli eventi, una linea narrativa che concede poco spazio a stravolgimenti di sorta, dopotutto siamo al cospetto di un horror e sappiamo già in partenza dove Rugna voglia andare a parare (anche se l’origine del fenomeno rimane sconosciuta, un merito se consideriamo che in ambito mainstream spesso si cade nel didascalismo più becero). Oltre alla notevole scena iniziale, resta da segnalare quella del bambino putrefatto che ritroviamo seduto dentro casa come se nulla fosse, un altro piccolo segnale di come “Aterrados” cerchi nuove strade all’interno di un filone ormai spremuto come un limone: il risultato di questa ricerca è confortante e lascia intendere che in Argentina si può crescere anche senza guardare ossessivamente ai mostri sacri come James Wan et similia.
Niente di strabiliante sotto al sole, ma se cercate qualcosa di diverso dal classico horror americano da multisala, “Aterrados” ha le sue carte da giocare e merita decisamente uno sguardo. Nel frattempo ci appuntiamo il nome di Demián Rugna.
(Paolo Chemnitz)
Ma dove li trovi! 🙂 Formidabile.
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