di Joe D’Amato (Italia, 1977)
Tra i vari film apocrifi della serie italiana dedicata a Emanuelle (ispirata a quella francese Emmanuelle, con una emme in più), questo in particolare ha delle prerogative che lo avvicinano non poco al cinema horror. Se non fosse per una componente softcore molto accentuata (per non dire dominante), potremmo persino accostare in toto questa pellicola ai contemporanei cannibal movies, un aspetto che Joe D’Amato tiene comunque in considerazione visto che solo alcuni mesi prima Ruggero Deodato realizza “Ultimo Mondo Cannibale” (1977), l’opera che codifica definitivamente il filone dopo le prove generali assaporate con “Il Paese Del Sesso Selvaggio” (1972) di Umberto Lenzi. “Emanuelle e Gli Ultimi Cannibali” è quindi un film erotico-cannibalico con una sua precisa identità, capace di spaziare tra gli scoop giornalistici della solita gracile ma affascinante Laura Gemser e una location esotica che ben presto si trasforma in un incubo a occhi aperti per i vari protagonisti.
Emanuelle, infiltrata in un ospedale psichiatrico per raccogliere del materiale per la sua rivista, assiste a una scena raccapricciante: una paziente strappa con un morso il seno di un’infermiera, un comportamento che conduce la nostra reporter verso una nuova indagine incentrata sull’antropofagia. Così, una volta entrata in contatto con il Professor Lester (Gabriele Tinti, già all’epoca marito della Gemser), Emanuelle si reca con lui in Amazzonia per studiare questo fenomeno. Conosciamo altri personaggi coinvolti in questa avventura, chi per vocazione (la suora missionaria) e chi per scopi decisamente ambigui (la coppia in crisi a caccia di diamanti). Ma una tribù di cannibali rende questo viaggio alquanto turbolento.
Le premesse della pellicola sono ottime, persino morbose con quel documentario mostrato dall’antropologo Lester alla libertina Emanuelle, un filmato dove vengono presentate alcune controverse immagini legate al cannibalismo rituale in Africa. L’opera però paga una certa lentezza nella fase centrale, rivelandosi persino prolissa nelle ripetute scene di sesso, poco funzionali alla narrazione anche perché a un certo punto la storia non riesce a decollare come previsto. Una volta all’interno della giungla (in realtà ci troviamo nei dintorni di Oriolo Romano!) “Emanuelle e Gli Ultimi Cannibali” riprende quota e affila le unghie soprattutto nella parte conclusiva, un notevole delirio splatter nel quale Joe D’Amato sembra trovarsi pienamente a proprio agio: niente male la sequenza del capezzolo reciso e mangiato (l’aperitivo prima del pasto più gustoso), ma ancora meglio (si fa per dire) un infame squartamento al basso ventre e poi ancora la fantasiosa tortura con la corda, un campionario di nefandezze studiato ad hoc per l’occasione. E’ da segnalare nel cast pure la presenza di Monica Zanchi, capace persino di oscurare Laura Gemser in alcuni pruriginosi passaggi del film.
Con “Emanuelle e Gli Ultimi Cannibali” per Joe D’Amato si spalancano definitivamente i cancelli del cinema estremo: sex & violence senza possibilità di uscita, una strada poi ampiamente battuta con le successive pellicole di matrice horror e mai più rinnegata da questo compianto e mai troppo celebrato regista italiano.
(Paolo Chemnitz)