Until The Light Takes Us

until the light take usdi Aaron Aites e Audrey Ewell (Stati Uniti, 2008)

La Norvegia è un paese ricco, tranquillo e socialmente evoluto, per molti un paradiso. Ancora oggi ci si chiede come mai proprio in questo stato scandinavo siano avvenuti degli atroci fatti di sangue entrati nella storia della cronaca nera, prima con gli omicidi legati alla scena black metal e più recentemente con la strage di Utøya del 2011, senza dimenticare quella lunga scia di incendi dolosi che hanno devastato decine e decine di chiese durante gli anni novanta. Alcune risposte le troviamo nel celebre ma controverso libro Lords Of Chaos, altre forse le scoveremo (ma ho i miei dubbi) nell’omonimo film (diretto da Jonas Åkerlund) di prossima visione. Una cosa comunque è certa: i media hanno creato un mostro, anteponendo gli aspetti scandalistici delle vicende a quelli socio-culturali del movimento. Allo stesso tempo, il black metal con il trascorrere degli anni si è trasformato in un genere colluso con il music business, perdendo la magia degli esordi se escludiamo alcune prolifiche realtà underground presenti in altre nazioni (soprattutto in Nord America o in alcuni stati dell’ex blocco sovietico).
“Until The Light Takes Us” è un valido documentario girato nel 2008 da Aaron Aites e Audrey Ewell, un prodotto genuino che racconta a grandi linee la storia, l’ideologia e l’estetica del black metal norvegese senza prendere posizioni di sorta. È interessante anche il fatto che i due personaggi principali intervistati per l’occasione siano Fenriz dei Darkthrone e Varg Vikernes aka Burzum (qui ancora detenuto nel carcere di massima sicurezza di Trondheim), due individui distanti già all’epoca dei misfatti (Varg agiva, Fenriz no) e con un approccio filosofico differente che andava al di là della loro amicizia. Fenriz è ripreso sia dentro casa (mai visto tanto caos!) che in viaggio verso Stoccolma, dove è in allestimento una mostra dedicata al tema: il black metal è infatti vissuto come un fenomeno culturale, non a caso è curioso (e non troppo forzato) il legame tra L’Urlo di Edvard Munch e l’urlo mostrato sulla copertina di Transilvanian Hunger (1994) dei Darkthrone, ennesima pietra miliare della cosiddetta second wave. Uno stato di angoscia sputato fuori dal corpo, una reazione istintiva e primordiale, un senso di solitudine terrorizzante e totalizzante, quasi un passaggio di consegne tra passato e presente.

blackmetalNon mancano i filmati di repertorio incentrati sui Mayhem di Dead ed Euronymous, il primo suicida con una fucilata in volto (il cadavere con il cervello spappolato fuoriuscito dal cranio fu immediatamente fotografato dallo stesso Euronymous), il secondo invece ucciso da Vikernes per questioni sia di carattere economico che personale (la versione dei fatti di Vikernes la conosciamo bene, può essere credibile come non può esserlo assolutamente). Oltre a queste preziose testimonianze, vengono interpellati altri importanti personaggi della scena, come gli Immortal o Hellhammer (lo storico batterista dei Mayhem definisce “fottutissimo frocio” il gay massacrato a coltellate da Bård Faust degli Emperor, confermando – se mai ci fosse stato bisogno – le sue posizioni razziste e omofobe).
Il documentario è ovviamente attraversato da un’eccelsa colonna sonora (se vi piace il black, sia chiaro), finendo addirittura per sondare le opinioni di Harmony Korine (fan dichiarato del genere) e atterrando persino a Milano, dove Frost dei Satyricon è stato invitato per una performance artistica a colpi di fuoco e autolesionismo. Se siete appassionati di black metal, “Until The Light Takes Us” è un’opera da non perdere, proprio perché ci racconta alcuni aspetti della scena senza ricoprirli di nauseante patina per darli in pasto alle masse. Inoltre, è un lavoro che lascia a noi ogni giudizio critico e morale sulle vicende, ponendosi con obiettività davanti a questi terribili fatti accaduti durante gli anni novanta. Una fiamma che brucia ancora.

4

(Paolo Chemnitz)

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