di Terry Bourke (Australia, 1973)
Il cinema ozploitation (l’equivalente in Australia dell’exploitation) si sviluppa nel continente oceanico fin dagli albori degli anni settanta, anche se il termine viene coniato molto più tardi nel documentario “Not Quite Hollywood: The Wild, Untold Story Of Ozploitation!”. Tra i titoli fondamentali del periodo, impossibile non citare il capolavoro “Wake In Fright” (1971) di Ted Kotcheff o il più classico “Walkabout” (1971) diretto da Nicolas Roeg, ma bisogna aspettare soltanto un paio di anni per vedere questo “Night Of Fear”, un mediometraggio di neppure un’ora immediatamente bannato in patria. Il regista Terry Bourke ha il merito di realizzare un’opera veramente marcia che in qualche modo anticipa persino le atmosfere macabre di “Non Aprite Quella Porta” (1974). Non solo, perché “Night Of Fear” rappresenta anche uno straniante prototipo del backwood brutality, l’insidia (più volte incarnata da loschi e retrogradi individui) che si nasconde in un luogo lontano dalla civiltà.
Qui nessuno ha un nome: una ragazza resta in panne con la sua automobile in una zona impervia dell’Australia e per tutto il film è costretta a scappare e a difendersi da uno psicopatico che vive praticamente isolato come un eremita. L’uomo alleva dei topi ed è circondato da reliquie piuttosto inquietanti (teschi e altri cimeli poco rassicuranti), particolari che aumentano il senso di pericolo imminente che respiriamo per tutta la durata dell’opera.
“Night Of Fear” ha qualcosa di speciale, la pellicola infatti poggia su un clima a dir poco fatiscente che viene avvalorato da una serie di bizzarre ma efficaci inquadrature e da una fredda colonna sonora di taglio elettronico (che ha qualcosa di gobliniano). Inoltre i dialoghi sono inesistenti, Bourke punta sui grugniti, sui sospiri e sulle urla, una scelta coraggiosa ma inevitabile per comunicare allo spettatore quel disagio palpabile che non viene meno fin dagli allucinanti titoli di testa. Se da un lato è un bene che “Night Of Fear” finisca dopo cinquantaquattro minuti, è un peccato non poter immaginare cosa sarebbe potuto accadere con una versione estesa dello stesso: probabilmente lo avremmo celebrato come cult movie alla pari dei tanti capolavori americani (e non) del periodo, anche se bisogna comunque rimarcare il fatto che questo mediometraggio nasce in realtà come episodio pilota di un serie australiana mai realizzata (dal titolo “Fright”).
Non sempre di facile reperibilità e ovviamente inedito in Italia, “Night Of Fear” merita molto di più rispetto a quanto ha raccolto durante questi decenni: non solo è giustamente glorificato in patria come the first australian horror movie of the renaissance, ma si può considerare a tutti gli effetti un precursore di tante altre pellicole atterrate successivamente sullo schermo. La strada percorsa dal cinema ozploitation che passa da “Wolf Creek” (2005) e conduce fino ai giorni nostri ha tanti segreti da svelare. Questo è uno dei più cupi e singolari.
(Paolo Chemnitz)