di Nico Mastorakis (Grecia, 1976)
Mykonos come non l’avete mai vista. Niente mare, niente discoteche, solo una coppia di turisti britannici psicopatici che attira senza un motivo ben preciso alcuni malcapitati (anche con pretesti sessuali), li massacra e infine li fotografa. Benvenuti nel più strampalato ma divertente esempio di cinema exploitation greco, conosciuto da noi con il titolo “Destination – Il Leggero Fruscio Della Follia” (la denominazione internazionale è “Island Of Death”, quella originale “Ta Paidia Tou Diavolou”) e diretto da un decano dell’ambiente dello spettacolo ellenico, Nico Mastorakis (classe 1944, cresciuto tra radio, televisione e cinema di genere).
Il regista ateniese – fulminato dalla visione illuminante di “Non Aprite Quella Porta” (1974) – scrive il film in sette giorni e dirige con un budget misero: gli attori ricevettero un compenso di soli 80 dollari ma quello che importava a Mastorakis era solo l’effetto shock, ovvero guadagnare un po’ di soldi attirando la gente nei cinema con la scusa della violenza estrema (se invece cercate una parvenza di trama sappiate che qui è inesistente). Il risultato è goffo e tremendamente artigianale, eppure “Destination” è riuscito a catalizzare l’attenzione del pubblico appassionato e non solo, finendo nella lista nera dei film bannati in Gran Bretagna durante la purga censoria dei primi anni ottanta (i famigerati video nasty), prima di venire riesumato uncut dalla sempre coraggiosa Arrow in una brillante edizione home video.
La bellezza del paesaggio greco è messa in totale contrapposizione con i crimini commessi dalla coppia: tanto per cominciare, l’uomo (Christopher) sodomizza e sgozza una capretta, mentre la sua compagna (Celia) prima seduce e poi si tromba un disgraziato, il quale finisce persino inchiodato. Il film procede seguendo questa delirante direzione, tra dialoghi pessimi e qualche altra scena degna di nota (l’omicidio con la ruspa), in attesa del finale liberatorio che giunge dopo la bellezza di 108 minuti! La logica viene posta in secondo piano perché Mastorakis ha solo voglia di scandalizzare, tra amplessi tragicomici, cattivo gusto a profusione e trash involontario, ottenendo risultati al limite del grottesco. “Destination” è quindi un b-movie oltraggioso e carico di malata (e gratuita) perversione, un film che accostato ai grandi classici del periodo ne esce ovviamente ridimensionato e sconfitto, nonostante resti ancora oggi una delle pellicole più curiose e bislacche mai partorite dal cinema horror degli anni settanta. Allucinante.
(Paolo Chemnitz)