La Morte Ha Sorriso All’Assassino

la morte-ha-sorrisodi Aristide Massaccesi (Italia, 1973)

“La Morte Ha Sorriso All’Assassino”, oltre a rappresentare il primo horror diretto da Joe D’Amato, è anche l’unico film in cui il regista si firma con il suo vero nome di battesimo, Aristide Massaccesi. Si tratta di un’opera in parte sottovalutata, considerata con troppa superficialità una semplice appendice del cinema gotico italiano degli anni sessanta. Se è vero che Massaccesi cita Mario Bava nelle atmosfere e nelle inquadrature, bisogna riconoscere che questa pellicola più che un punto di arrivo incarna un vero e proprio punto di partenza. E non solo per il regista romano.
La storia è ambientata durante gli albori dello scorso secolo: una donna di nome Greta (interpretata dall’attrice svedese Ewa Aulin) viene soccorsa in seguito a un incidente e curata nella villa dei nobili Walter ed Eva Von Ravensbrück. Il loro medico (Klaus Kinski) sta conducendo degli esperimenti sulla resurrezione dei morti, ma in questo caso la figura di Kinski rimane in secondo piano, poiché il film presto imbocca i torbidi binari della passione e della gelosia. Sia Walter che Eva infatti si innamorano della protagonista, mentre una serie di uccisioni funestano quella grande dimora in mezzo alla campagna. Grazie a queste dinamiche, “La Morte Ha Sorriso All’Assassino” mette subito in luce alcuni elementi tipici del futuro cinema di Massaccesi: una tensione erotica molto pronunciata, aspetti macabri piuttosto marcati e una truculenza gore sicuramente all’avanguardia per un horror del 1973, effetti realizzati in maniera artigianale ma comunque efficaci al punto giusto. Ecco perché il film non bisogna soltanto vederlo nell’ottica del gotico italiano, l’aria che si respira qui è malsana e il regista già sembra perfettamente calato in quel mood morboso e sotterraneo che sei anni dopo ritroveremo nel cult “Buio Omega” (1979).
In “La Morte Ha Sorriso All’Assassino” non mancano i riferimenti letterari: c’è molto Edgar Alla Poe (Il Gatto Nero e Il Barile Di Amontillado), oltre a rimandi più o meno espliciti a H.P. Lovecraft e Mary Shelley, un retrogusto colto e raffinato che Massaccesi trasforma in orrori su schermo davvero raccapriccianti. E se stavolta il personaggio interpretato da Kinski si rivela meno prorompente di altri mad doctor ammirati nello stesso decennio, il clima e le suggestioni che attraversano questo film meritano davvero un elogio (un’ottima fotografia e la notevole colonna sonora fanno il resto). Per chi non lo avesse mai visto, “La Morte Ha Sorriso All’Assassino” (che originariamente doveva intitolarsi “Sette Strani Cadaveri”) merita tanta attenzione e una definitiva rivalutazione. Una partenza importante per il sempre compianto zio Aristide.

3,5

(Paolo Chemnitz)

la mortehassorriso

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