Strade Violente

strade violentedi Michael Mann (Stati Uniti, 1981)

Il primo lungometraggio diretto da Michael Mann è un’opera realizzata per la televisione nel 1979 (“La Corsa Di Jericho”), quindi se vogliamo parlare del vero debutto nel mondo del cinema dobbiamo per forza atterrare nel 1981, quando esce “Thief” (da noi “Strade Violente”), una pellicola presentata anche al festival di Cannes. Il titolo italiano è piuttosto fuorviante, Mann infatti mostra la violenza con il contagocce, ma proprio grazie a questo approccio la sua filmografia prende una strada del tutto personale, ispirandosi più ai polar francesi che agli action americani (dove solitamente il protagonista è un uomo forte e inarrestabile).
Frank è un ladro di gioielli appena uscito dal carcere e con poche prospettive davanti a sé. Egli continua a rubare frequentando nel frattempo una donna (Jessie) dal carattere non facile, ma il suo sogno è quello di cambiare vita, magari progettando un futuro con un figlio. Quando Leo – il più grande ricettatore della città – lo contatta per farlo lavorare alle sue dipendenze, per Frank queste speranze diventano possibili (si tratta di mettere a segno un paio colpi importanti per poi mollare tutto). Leo però ricatta il protagonista, costringendolo a continuare questa attività per poter ricevere, solo in un secondo momento, il denaro dovuto. La tensione quindi si alza inesorabilmente: “you are making big profits from my work, my risk, my sweat. But that is okay, because I elected to make that deal. But now, the deal is over. I want my end, and I am out.”

thief strade violenteCon un plot semplice e lineare (lo script si basa sul romanzo The Home Invaders di Frank Hohimer), Michael Mann entra nel mondo del thriller/noir con stile ed eleganza. “Strade Violente” mette subito in luce molti aspetti tipici del suo repertorio: ritmo dilatato alternato a qualche frangente più sostenuto (la splendida sparatoria nel finale), un curato approfondimento psicologico dei personaggi principali e una grande attenzione per le atmosfere. Elementi che ritroveremo anche in “Manhunter” (1986) e “Heat” (1995), due film che porteranno a pieno regime il motore estetico di Michael Mann.
Il fascino di “Strade Violente” non si esaurisce di certo qui: la colonna sonora dei Tangerine Dream suggella la bellezza di una fotografia mozzafiato, capace di mandarci in estasi durante le scene notturne (Mann ha girato tra Chicago e Los Angeles), quando le luci al neon si riflettono sulle automobili o sull’asfalto costantemente bagnato dalla pioggia. Dopotutto questa pellicola celebra le tenebre senza sosta, mettendo in risalto i bagliori delle insegne o il fuoco della fiamma ossidrica in contrapposizione al buio della metropoli, una lezione di rara bellezza che seguiranno in molti (pensiamo ad esempio a Nicolas Winding Refn). Infine c’è lui, James Caan (ovvero Frank), questo ladro stanco e dal destino segnato, capace di regalarci un’interpretazione tra le più intense e riuscite della sua carriera (tutto questo solo pochi mesi prima di un lungo periodo di depressione in cui l’attore non recitò in nessuna pellicola).
Per i crime movie americani “Strade Violente” rappresenta un segnale di cambiamento, in effetti si può realizzare un ottimo action/noir senza per forza dover ricorrere a una sparatoria ogni minuto. Michael Mann si prende tutto il tempo di cui ha bisogno e quando decide di far scattare la molla l’emozione è ancora più forte. La sua impronta è già profonda, ed è solo l’inizio.

4

(Paolo Chemnitz)

thief_strade violente

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