Seed

seed_di Uwe Boll (Canada, 2006)

Non c’è dubbio che Uwe Boll abbia diretto alcuni tra i peggiori film del nuovo millennio, soprattutto se ci riferiamo alle sue terribili opere tratte dai videogiochi. Dopo tanti anni di nulla cosmico, “Seed” (2006) rappresenta un piccolo segnale di vita, un horror girato senza grosse pretese ma almeno dignitoso nella forma e nella sostanza. Nonostante il regista tedesco abbia vinto il Razzie Award alla (peggior) carriera, noi lo abbiamo sempre supportato quando ha dimostrato di non essere l’ultima ruota del carro: “Stoic” (2009) ma ancora di più “Rampage” (2009) sono tra i nostri cult estremi di sempre, quindi è giusto valutare l’operato di Boll non solo nella sua interezza ma anche pellicola dopo pellicola.
Legge statale: un condannato alla sedia elettrica che sopravvive a tre scariche da 15000 volt ciascuna per 45 secondi, deve essere rimesso in libertà”. Durante l’esecuzione del detenuto Max Seed, tre scosse non bastano per ucciderlo ma l’uomo viene comunque ritenuto morto per poi essere sepolto vivo. Questo serial killer ha però una forza sovraumana che gli evita una fine certa, così scappa prima che arrivi il peggio giurando vendetta contro tutti quelli che lo hanno cercato di giustiziare. Una trama esile ci accompagna in questi deliranti novanta minuti di pura brutalità: se siete sensibili alla violenza contro gli animali, è meglio chiudere gli occhi nella sequenza introduttiva della pellicola, quando Max Seed osserva compiaciuto un filmato di repertorio gentilmente offerto dagli archivi del PETA (People for the Ethical Treatment of Animals) in cambio di una piccola percentuale sulle vendite del film. Praticamente un incipit (a scopo pubblicitario) che ha poco a che spartire con il resto dell’opera, in realtà piuttosto interessante malgrado un andamento non sempre vivo ed efficace.
Uwe Boll gira in digitale e spesso con la camera a mano, una scelta non particolarmente utile alla causa soprattutto quando l’utilizzo delle luci non è tra i migliori (il buio pesto non è certo sinonimo di tensione, tranne nella splendida scena dell’irruzione nell’appartamento). Ma il mood plumbeo e fetido dimostra come “Seed” sia anche un lavoro realizzato con la dovuta attenzione per le atmosfere, un horror senza grandi sussulti narrativi ma almeno capace di deliziarci con un finale nerissimo. La carica feroce messa in scena dal regista di Wermelskirchen non risparmia nessuno, persino i bambini, ma a restare impresse più di ogni cosa sono le immagini con la signora anziana legata a una sedia e presa a martellate dal mostro con una violenza malata e disturbante (questa volta la mdp è posta frontalmente e l’inquadratura fissa è gelida). Una sequenza non troppo dissimile da quella che vedremo pochi anni dopo nello scioccante “Kill List” (2011) di Ben Wheatley.
Uwe Boll qui inizia a fare sul serio, ma fino a un certo punto: un serial killer che può vantare un curriculum di 666 vittime fa sorridere non poco, quello che però ci interessa è poter gustare un sadico horror estremo che se ne sbatte altamente del politicamente corretto. Diamo a Boll quel che è di Boll.

3

(Paolo Chemnitz)

seed

Pubblicità

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...