di Brian De Palma (Stati Uniti, 1972)
Non ci sono dubbi sul fatto che Brian De Palma sia un grande devoto del cinema di Alfred Hitchcock, ciò però non esclude la bravura e la personalità dietro la mdp del regista del New Jersey. Si può anche essere derivativi senza per forza risultare una brutta copia dell’originale, anche per questo motivo De Palma è considerato (non a caso) una personalità di spicco della New Hollywood. “Sisters” (da noi “Le Due Sorelle”) è un film che anticipa i grandi successi di De Palma (“Carrie” è di quattro anni successivo) ma è anche una delle pellicole più sottovalutate del periodo, il primo contatto tra il regista e il cinema thriller dopo una serie di opere più legate alla commedia. In questo caso però “Sisters” sconfina addirittura nell’horror e ci riserva un’immersione nella follia assolutamente devastante.
New York: dopo aver partecipato a uno spettacolo televisivo, la modella Danielle Breton (Margot Kidder) a fine trasmissione esce con Phillip, anch’egli protagonista in tv. L’uomo trascorre la notte a casa di Danielle e siccome il giorno dopo è il compleanno di lei e di sua sorella Dominique (che divide lo stesso appartamento), Phillip scende in strada per prendere alcune medicine per la donna e ne approfitta per comprare pure una torta. Al suo rientro però accade qualcosa di spaventoso, Phillip muore massacrato a coltellate e il suo corpo viene immediatamente occultato: dalla finestra di fronte la giornalista Grace Collier ha visto tutto ma all’arrivo della polizia nessuno crede alla sua testimonianza, del cadavere non c’è più traccia e la scena del delitto è stata minuziosamente ripulita. La ragazza decide allora di indagare per conto suo (“I saw a murder, and I’m going to prove it!), scoprendo un’agghiacciante verità.
Brian De Palma prende più di uno spunto da “La Finestra Sul Cortile” (1954), da “Psycho” (1960) e persino da “Nodo Alla Gola” (1948), riproponendo l’essenza del cinema di Hitchcock attraverso uno sguardo ancora più morboso e paranoico. Ma “Sisters” non ha certo bisogno di prototipi e precursori, poiché il regista sembra conoscere a memoria i codici estetici del genere e ne abbiamo la conferma nella scena dell’omicidio di Phillip, una sequenza da manuale di quelle che ti fanno stoppare il film e tornare indietro per rivederla ancora. “Sisters” non è una pellicola acerba come qualcuno ha asserito in tempi non sospetti, perché se è vero che lo script non è il massimo dell’originalità bisogna comunque rimarcare un alto livello di tensione e coinvolgimento, questo grazie anche a una regia che spazza via tutti i dubbi e le incertezze del caso. L’uso dello split screen – a volte utilizzato in maniera pretestuosa da alcuni colleghi – qui è assolutamente geniale e destabilizzante, così come il ricorso a un onirico b/n in un flashback che lascia incantati.
“Sisters” racchiude in un sol colpo tantissimi temi che verranno sviluppati dal regista nelle opere successive, incluso quello del voyeurismo, un elemento di certo non inedito qui però mai trattato con banalità. De Palma guarda quindi al passato ma allo stesso tempo (r)innova e sperimenta, lasciando crescere la deriva horror alle spalle di una solida base di partenza (il thriller psicologico). Musiche di Bernard Herrmann da incorniciare. Amore profondo per questa incredibile gemma.
(Paolo Chemnitz)