di Jim Mickle (Stati Uniti, 2014)
Anche se Joe R. Lansdale ha scritto (e continua a scrivere) tanti racconti e romanzi di culto, il cinema ha saputo raccogliere solo in parte questo enorme patrimonio: pensiamo alla commedia horror “Bubba Ho-Tep” (2002) di Don Coscarelli o alla recente serie televisiva “Hap And Leonard”, creata da Jim Mickle e Nick Damici nel 2016 e conclusasi nel 2018 dopo tre stagioni. Prima di compiere questo passo, il regista (già apprezzato con il valido “Stake Land” del 2010) e il suo fido sceneggiatore si sono dedicati alla trasposizione di “Cold In July”, un thriller dai risvolti torbidi che inizia come una classica storia di vendetta per poi approdare verso lidi impensabili, almeno in partenza.
Texas, 1989: Richard Dane (Michael C. Hall) è un corniciaio che vive in provincia con la moglie e il figlioletto. Una notte, svegliato da rumori sospetti, uccide un ladro penetrato in casa sua sparandogli un colpo di pistola. Stabilita la legittima difesa, la polizia rilascia Richard che però è costretto a fare i conti con Ben (Sam Shepard), galeotto in libertà vigilata e padre del delinquente defunto. Quando quest’ultimo scopre insieme al protagonista che l’uomo morto in realtà non è suo figlio, per i due comincia la ricerca della verità, una svolta che proietta le vicende in territori alquanto misteriosi e pericolosi (un grande contenitore nel quale viene buttato dentro di tutto: informatori protetti dalla polizia, mafia e addirittura gli snuff movies!).
In “Cold In July” gli elementi da incastrare sono molti ma Jim Mickle riesce a farlo con risultati decisamente positivi: i primi quaranta minuti sono da urlo, le atmosfere sono magnifiche (“il Texas è uno stato mentale” direbbe il buon Lansdale) e la colonna sonora rasenta il sublime (merito della cupa synthwave di Jeff Grace e Dynatron). Successivamente il ritmo perde un po’ di mordente e il regista lascia spazio a un nuovo personaggio piuttosto istrionico (l’ironia smorza la tensione con risultati non sempre convincenti), prima di un epilogo tragico e inevitabilmente violento, la risoluzione di un caso pieno di punti oscuri e forse proprio per questo avvincente e ricco di colpi di scena. Il film paga soltanto il brusco passaggio da una fase iniziale ansiogena e inquietante a una seconda troppo inverosimile per essere credibile, ma al di là di una sceneggiatura non esemplare “Cold In July” è un thriller di assoluto valore, capace di immergerci a capofitto nell’immaginario texano creato da Lansdale, una terra di frontiera dove il destino delle persone si intreccia di continuo con storie di ordinaria follia: è il caso dei tre uomini impegnati nel risolvere il mistero, tre individui completamente diversi tra loro eppure complici per raggiungere lo stesso obiettivo (l’insipido Michael C. Hall viene persino messo in secondo piano dalla presenza molto più prorompente di Sam Shepard e Don Johnson).
In attesa di vedere sul grande schermo nuove opere ispirate ai romanzi di Joe R. Lansdale (sarebbe un sogno se qualcuno trasformasse in film Tramonto e Polvere oppure La Sottile Linea Scura), “Cold In July” rappresenta un sorprendente diversivo in ambito thriller, un prodotto indipendente che ha molto (forse anche troppo) da dire. Il Texas nasconde infiniti segreti.
(Paolo Chemnitz)