di Robert Altman (UK/Stati Uniti, 1972)
“Images” si pone come anello di congiunzione all’interno di un’ipotetica trilogia dedicata al mondo femminile. “Quel Freddo Giorno Nel Parco” è infatti del 1969 mentre “3 Women” (una delle vette assolute del cinema di Altman) è del 1977. “Images” però – a dispetto dei titoli sopracitati – rappresenta l’unica vera incursione nel cinema di confine per il regista del Missouri, qui artefice di un thriller psicologico veramente contorto e non troppo lontano da alcune derive addirittura di stampo horror.
Se da un lato molti punti di riferimento vanno ricercati nelle pellicole di Ingmar Bergman o Michelangelo Antonioni (la centralità del ruolo femminile, il tema dell’incomunicabilità e l’indagine psicoanalitica), Robert Altman con “Images” sfodera anche una passione per l’assurdo e per la paranoia tipica del Roman Polanski di “Repulsion” (1965). Lo intuiamo fin da subito, quando la protagonista Cathryn (una memorabile Susanna York premiata a Cannes come miglior attrice) viene messa al corrente da una voce al telefono che il marito Hugh la tradisce con un’altra persona. Delirio? Allucinazione? Non lo sappiamo, ma immediatamente dopo le vicende si spostano in una silenziosa casa di montagna, dove Cathryn e il consorte si recano proprio per tagliare i ponti dalla routine quotidiana: una decisione purtroppo inutile, poiché la donna anche qui continua ad affondare nella solitudine e nella follia, abbandonata dall’uomo spesso impegnato in lunghe battute di caccia. Cathryn comincia a interagire con un suo vecchio amante defunto e poi ancora con Rene, ennesima figura ambigua della sua vita che le appare in compagnia della figlioletta Susannah, quest’ultima elemento chiave per la presunta ma mai concreta risoluzione degli eventi.
Quello di Robert Altman è un gioco di specchi fin dal nome scelto per i vari protagonisti: Susanna York è Cathryn mentre la ragazzina (di nome Susannah) è interpretata da Cathryn Harrison. Stesso destino tocca ai personaggi maschili, con Rene Auberjonois nel ruolo di Hugh, Marcel Bozzuffi in quello di Rene e Hugh Millais nel ruolo di Marcel! Difficile quindi far riferimento a un semplice fenomeno legato al doppelgänger, “Images” (immagini, appunto) non è solo sinonimo di doppio reale o spettrale, ma è anche un presagio che si manifesta all’interno di un paradosso temporale in cui Cathryn sembra perdersi definitivamente con l’apparizione degli altri uomini.
Questo cinema dell’identità è in perenne equilibrio tra la vita e la morte, come testimoniato da una fotografia cupa e autunnale, bilanciata però dal bianco dominante della casa, onirico come i fantasmi mentali che perseguitano la donna. Altman mantiene un ritmo basso e rarefatto, aggirando la tangibile schizofrenia di Cathryn con un andamento da psicodramma non facile da assimilare. Il tutto poi è sottolineato da una colonna sonora morbosa e dissonante, quasi un tocco sperimentale all’interno di una cornice già angosciante in partenza: non un film facile perciò, ma sicuramente una pellicola di grande fascino e dall’impatto tutt’altro che banale. I capolavori del regista vanno ricercati altrove, ma “Images” ha tutte le carte in regola per essere ricordato ancora oggi come uno dei thriller psicologici più opprimenti di quel decennio.
(Paolo Chemnitz)